Massimo Bonfatti intervista il PROF. YURI BANDAZHEVSKY
INTERVISTA ESCLUSIVA DI MONDO IN CAMMINO AL PROF. YURI BANDAZHEVSKY
Yuri Ivanovich Bandazhevsky nasce nel 1957 nella regione di Grodno (Bielorussia). Nel 1980 si laurea all’istituto nazionale di medicina di Grodno. Nel 1991 è il più giovane professore dell’URSS. Dal 1990 al 1999 è rettore dell’istituto medico di Gomel. Membro di numerose Accademie nazionali ed internazionali, riceve, per le sue ricerche in ambito medico ed anatomo-patologico, diversi riconoscimenti, fra cui la medaglia d’oro Albert Swaitzer e
Dopo il disastro di Chernobyl, il professore Bandazhevsky intuisce le esatte dimensioni della tragedia. Il ricercatore non si arresta davanti ai dogmi ed alle immutabili verità ufficiali: le sue ricerche riescono a dimostrare gli effetti nel tempo dell’esposizione continua a piccole quantità e basse dosi di radionuclidi, soprattutto a livello cardiovascolare. Il veicolo di questo lento assorbimento è il cibo e Bandazhevsky segnala la pericolosità del cibo bielorusso: pericolosità superiore ai decreti repubblicani sulle dosi ammissibili per la popolazione.
Oltre a ciò, il professore denuncia che più di 10 miliardi di rubli, stanziati per la liquidazione delle conseguenze dell’incidente nucleare, sono stati sprecati.
Il 18 giugno 2001 Bandazhevsky è condannato da un tribunale militare a 8 anni di lavori forzati con la possibilità di vedere una volta, ogni tre mesi, la moglie Galina. L’accusa, non supportata da alcun testimone, è di avere chiesto denaro per ammettere uno studente all’università. Un vasto movimento di opinione internazionale interviene a suo sostegno ed Amnesty International ne riconosce lo status di "prigioniero di coscienza". Nel 2001 ottiene il passaporto della libertà dalla Comunità Europea. In seguito alla mobilitazione diplomatica di diversi Paesi della CEE viene liberato il l5 agosto 2005, dopo 6 anni e 1 mese. Dopo aver soggiornato in Francia e Lituania. ora vive in Ucraina.
Massimo Bonfatti: Professore, per
Prof. Bandazhevsky: Credo che le persone maldisposte e quelle che non volevano che io continuassi a parlare delle conseguenze della catastrofe di Chernobyl erano interessate al mio arresto. Ed è stato un processo lungo. Il primo preavviso mi è arrivato nel 1993, quando ho pubblicato e mandato al Governo Bielorusso la lettera sullo stato di salute dei bambini. È arrivato un preavviso serio a cui ne sono seguiti altri da parte di dirigenti dello Stato. Pertanto non ero molto sorpreso dal fatto che ci potessero essere delle repressioni. Invece una forma di repressione, cosi intensa e cosi umiliante, è stata una vera sorpresa per me. Mi aspettavo che potesse accadere. Penso che quanto ho affermato sia stato il vero motivo delle azioni contro di me. Dopo hanno predisposto una condanna fabbricata all'uopo e mi hanno tenuto incarcerato per 5 anni.
Massimo Bonfatti: Professore, perchè riferendosi al fallout di Chernobyl, Lei parla di genocidio del popolo bielorusso?
Prof. Bandazhevsky: Penso che nei confronti del popolo bielorusso, e del popolo che ha subito le conseguenze della catastrofe di Chernobyl, abbia veramente avuto luogo una sorta di genocidio.
Questa non è una forma di genocidio che si può registrare nel momento in cui si svolge. Questa è la forma che predetermina l’arrivo delle conseguenze della morte di un popolo. Col passare del tempo le persone muoiono, ma non capiscono perchè. Muoiono da irradiazione: essa porta gradualmente alla morte. In questa maniera si sta svolgendo una forma di genocidio strisciante, legata alle azioni del potere e delle strutture responsabili della sanità e della salute del popolo; queste strutture non fanno niente, anzi contribuiscono al fatto che la gente si ammali e alla fine muoia.
Massimo Bonfatti: Professore, Lei si definisce “cittadino di Chernobyl”. Perchè?
Prof. Bandazhevsky: Sono arrivato a Gomel, nella zona di Chernobyl, nel 1990 con il desiderio di aiutare la gente rimasta in questa difficile situazione, rimasta a vivere in zona contaminata. Sono arrivato perchè volevo aiutare: mi interessano i problemi riguardanti la salute, e ci sono rimasto a vivere finchè non mi hanno buttato fuori. Capisco quanto sia difficile lo stato di salute della gente che abita nel territorio colpito dall’incidente di Chernobyl. Le persone hanno bisogno d’aiuto, un aiuto da tutti coloro che capiscono ciò che sta loro accadendo. Per questo motivo, dopo la mia deportazione in Francia, sono ritornato il più vicino possibile al mio paese natale e cerco di aiutare le persone che abitano nelle zone contaminate.
Massimo Bonfatti: Professore, che pensa del rilancio del nucleare in Italia?
Prof. Bandazhevsky: Vedo che in Italia oggi esiste la moratoria sullo sviluppo dell’energia nucleare e la accolgo con soddisfazione. Ho percorso vari chilometri in Italia, ho visto tanti posti stupendi, ho parlato con la gente. Vedo che esistono delle zone dove si utilizza l’energia del sole, l’energia del vento.
Credo che l’Italia non debba rilanciare il programma del nucleare. Bisogna trovare delle soluzioni che possano fornire l’energia al paese mediante l’utilizzo di altri fonti. Sono tante. E in qualche modo questa terra bellissima, con una storia enorme, la storia mondiale, rimarrà pulita tanto quanto lo si potrà permettere. Perchè ci sono tanti posti sulla Terra contaminati con elementi radioattivi. Mio malgrado, devo constatare questa situazione sul territorio dell’ Ex-Unione Sovietica. Molte repubbliche che ne facevano parte, tra le quali anche la mia patria -
Massimo Bonfatti: Professore, sulla base della Sua esperienza, che rapporto c’è tra il nucleare e la democrazia?
Prof. Bandazhevsky: Credo che la situazione tra democrazia e nucleare sia la seguente: in breve, oggi dove inizia il nucleare, finisce la democrazia. Ho visto molti paesi in Europa che si distinguono per principi democratici. Però quando iniziano a parlare del pericolo d’ irradiazione per la salute della gente, - tutto viene proibito, tutto viene escluso, - effettivamente la democrazia finisce. Ufficialmente si può parlare di qualsiasi situazione che concerne la violazione dei diritti umani, ma in nessun modo dei danni del nucleare sulla salute della gente.
Massimo Bonfatti: In Bielorussia sono iniziati i lavori per costruire la prima centrale nucleare. Cosa ne pensa?
Prof. Bandazhevsyj: Credo che non si debba fare. Questa centrale nucleare non serve. Non serve per vari motivi. Non serve perché non riconosce che
Massimo Bonfatti: Professore, se è vero quello che Lei dice e quello che risulta dalle Sue ricerche, perchè l’Organizzazione Mondiale della Sanità non denuncia i pericoli sanitari dalle centrali nucleari?
Prof. Bandazhevsky: Esiste un Accordo tra l’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica. Secondo questo Accordo, a mio parere è ingiusto per le persone, l’OMS non può ufficialmente divulgare le conseguenze dell’influsso delle radiazioni sulla salute della gente. Questo principio è antiumano ovvero la manifestazione di un rapporto antiumano verso la gente. Sono contrario a questa sorta di accordi e sostengo varie azioni mirate a bloccare questo Accordo; dopo tanti anni dall’adozione dell’Accordo, la gente sulla Terra, compresa anche quella colpita da Chernobyl, continua a morire dell’influsso radioattivo. Bisogna dire la verità alla gente, bisogna far vedere la verità e, in comunione di intenti, trovare le soluzioni in modo di assicurare la vita sul pianeta Terra. Lo sviluppo del nucleare mette in pericolo estremo ogni essere vivente sulla Terra.
Massimo Bonfatti: Si dice che Chernobyl sia stato e sia un problema dell’ Ex Unione Sovietica e che, quindi, in qualche modo non ci riguardi: pertanto si può essere sicuri delle centrali di nuova generazione?
Prof. Bandazhevsky: Le centrali nucleari costruite nella Ex Unione Sovietica sono veramente imperfette, innanzitutto dal punto di vista della sicurezza per ogni essere vivente sulla Terra. L’incidente di Chernobyl ce lo ha mostrato bene. In più, queste centrali stanno in un regime di mantenimento che non permette di chiuderle, fermarle o bloccarle. Questa è una situazione molto pericolosa per ogni essere vivente sulla Terra. Le conseguenze dell’influsso delle radiazioni si evidenzieranno in futuro. Questo si vede bene dall’esempio delle conseguenze sul popolo in Belarus o nei paesi Baltici o in Ucraina. Su ciò oggi esistono vari informazioni ufficiali. Oggi dopo l’influenza negli anni ’60, ovvero l’ importante fall out di radionuclidi, si evidenzia una situazione grave per la salute della gente in Belarus. Questo vorrei sottolinearlo, perchè penso che le conseguenze dell’incidente di Chernobyl ci debbano ancora arrivare in futuro. Ci troveremo di fronte ad una pesante crisi demografica. Gli agenti radioattivi, distruggendo l’apparato genetico delle persone, contribuiscono, in gran quantità, all’origine delle mutazioni. Le mutazioni si trasmettono di generazione in generazione tramite le cellule sessuali e si manifestano nelle generazioni future. Questo possiamo vederlo chiaro nelle serie disfunzioni presenti nella seconda generazione dopo l’incidente di Chernobyl. Purtroppo non posso trasmettere ottimismo alla gente perchè ci dobbiamo aspettare delle disfunzioni ancora più gravi. Questo è la manifestazione della radiazione, caratterizzata dall’ influenza degli elementi radioattivi incorporati: gli elementi penetrano nell’organismo, distruggono le strutture, accrescono la fame energetica nelle cellule dell’organismo umano, nelle cellule sessuali e, dopo un certo periodo (dopo varie generazioni), sopraggiungono gravi disfunzioni. Vorrei sottolineare che sono i radionuclidi a provocare varie malattie gravi, perchè distruggono i sistemi di coordinamento, distruggono i sistemi di regolazione nell’organismo umano.
Massimo Bonfatti: Chernobyl è distante da noi, centinaia e centinaia di chilometri e stiamo andando verso la fine del 2010. Tuttora, qui in occidente, ci riguardano le conseguenze di Chernobyl?
Prof. Bandazhevsky: Penso che non solo i paesi che direttamente si trovano vicino all’epicentro dell’incidente di Chernobyl ne abbiano risentito, ma anche i paesi dell’Europa. Gli elementi radioattivi ricaduti nell’ambiente, dopo l’incidente nel blocco N° 4 della centrale di Chernobyl, si sono diffusi in aria in tanti territori lontani. Insieme alle masse d’aria, essi hanno volato più volte attorno al nostro pianeta. Fra gli elementi che hanno interessato i cittadini dell’Europa, prevale un elemento leggero (di breve durata), lo iodio radioattivo. Proprio questo elemento radioattivo ha dato un colpo pesante alla salute della gente in Europa, in particolare in Francia e in altri paesi. É stata registrata una significativa quantità di casi di tumore alla tiroide. Credo, però, che l’incidenza di questa malattia sia legata al fatto che lo iodio radioattivo è arrivato nell’ organismo di persone che avevano già incorporato precedentemente gli elementi radioattivi, in particolare il Cesio 137. Questa azione mista dello iodio radioattivo e del cesio si è palesata nei termini rapidi di insorgenza del tumore della tiroide. Questo cesio aveva già svolto un’azione locale, era già sul territorio, ed ha creato la base, il quadro di sfondo dei disturbi energetici nell’organismo umano. Nelle regioni dove abitava la gente con il cesio incorporato, l’arrivo dello iodio radioattivo ha portato all’aumento significativo dei tumori alla tiroide. Questa è una mia considerazione, che si basa, però, anche sulle informazioni ricevute dai miei colleghi francesi.
Avvenne il 26 aprile 1986 alle ore 1:23:45 presso la Centrale nucleare V.I. Lenin di Černobyl' (Russo: Чернобыльская АЭС им. В.И.Ленина, Ucraino: Чорнобильська АЕС), in Ucraina nei pressi della Bielorussia. Nel corso di un test definito "di sicurezza" (già eseguito senza problemi di sorta sul reattore n°3), furono paradossalmente violate tutte le regole di sicurezza e di buon senso portando ad un brusco e incontrollato aumento della potenza (e quindi della temperatura) del nocciolo del reattore numero 4 della centrale: si determinò la scissionedell'acqua di refrigerazione in idrogeno ed ossigeno a così elevate pressioni da provocare la rottura delle tubazioni del sistema di raffreddamento del reattore. Il contatto dell'idrogeno e della grafite incandescente delle barre di controllo con l'aria, a sua volta, innescò una fortissima esplosione e lo scoperchiamento del reattore.
Una nube di materiali radioattivi fuoriuscì dal reattore e ricadde su vaste aree intorno alla centrale che furono pesantemente contaminate, rendendo necessaria l'evacuazione e il reinsediamento in altre zone di circa 336.000 persone. Nubi radioattive raggiunsero anche l'Europa orientale, la Finlandia e la Scandinavia con livelli di contaminazione via via minori, raggiungendo anche l'Italia, la Francia, la Germania, la Svizzera, l'Austria e i Balcani, fino anche a porzioni della costa orientale del Nord America[1].
Il rapporto ufficiale[2] redatto da agenzie dell'ONU (OMS, UNSCEAR, IAEA e altre) stila un bilancio di 65 morti accertati con sicurezza e altri 4.000 presunti (che non sarà possibile associare direttamente al disastro) per tumori e leucemie su un arco di 80 anni.
Il bilancio ufficiale è contestato da associazioni antinucleariste internazionali fra le quali Greenpeace che presenta una stima di fino a 6.000.000 di decessi su scala mondiale nel corso di 70 anni, contando tutti i tipi di tumori riconducibili al disastro secondo lo specifico modello adottato nell'analisi[3]. Altre associazioni ambientaliste, come il gruppo dei Verdi del parlamento europeo pur concordando sulla stima dei 65 morti accertati del rapporto ufficiale ONU, se ne differenzia e lo contesta sulle morti presunte che stima piuttosto in 30.000 ~ 60.000[4].
(fonte: )