lunedì 28 novembre 2011

Tavolo della Trasparenza



L'oggetto nell'immagine è un gadget pubblicitario della Sogin,
composto da policarbonato con inglobato un pezzetto di tubo,
Ma questo è un modo per smaltire materiale di scarto?
Un pezzetto a me, uno a te, uno ad un altro
e via che sparpagliano parecchi pezzetti.
(ovviamente scherzo)


Passiamo alle cose serie.

Tavolo della Trasparenza- venerdì, 25 novembre 2011
di Massimo Penitenti
Il Tavolo della Trasparenza è stato istituito anni fa per fare in modo che i lavori che la Sogin va effettuando per smantellare le centrali nucleari, possa essere monitorato dai rappresentanti delle popolazioni che ospitano i siti nucleari, rappresentanti che possono essere amministratori pubblici o delegati di associazioni ambientaliste e sociali, così come ad oggi previsto dal comma 1 del’art. 22 del Decreto L.vo n. 31/2010.
Il primo e unico incontro venne organizzato nel 1986, poi, l'abbandono del nucleare e lo spegnersi dell'attenzione su questo tipo di energia, fece addirittura chiudere i laboratori dell'ARPA Campania che si dedicavano a queste tematiche.
Un forte interessamento da parte soprattutto di Legambiente di Sessa Aurunca nella persona di Giulia Casella, e del Comitato Civico di S. Castrese con il tenace intervento di Raffaele Iorio e di Giuseppe Pietrantuono, hanno stimolato l'assessorato all'ambiente della Regione Campania, a fare in modo che i laboratori di Salerno si riattivassero fino ad arrivare alla piena attuale attività.
Tutto questo interesse e la forte campagna referendaria contro i nuovi progetti nucleari del governo Berlusconi, hanno acceso nell'assessore all'Ambiente della Campania, dott. Giovanni Romano, il desiderio di far partire nuovamente gli incontri e i lavori del Tavolo della Trasparenza che, cito: " non sapevo che già fosse stato convocato una volta".
Io ero presente al tavolo di venerdì scorso come rappresentante del CAG ma ospite del Delegato del Comune di SS.Cosma e Damiano, Maurizio Scarsella, memoria vivente di tutto quello che riguarda il nucleare nel Sud Pontino. Dopo un breve colloquio con l'Assessore Romano, ho presentato una breve lettera di richiesta per la partecipazione agli incontri futuri del Tavolo prendendo accordi per l'invio di una richiesta formale che, ha detta di Romano, verrà certamente assecondata. Richiesta già inviata.
Al tavolo, dopo il saluto e il ringraziamento per la partecipazione, l'ing. Alfieri, rappresentante la Sogin, ha presentato gli altri relatori che oltre a lui erano: Fabio Primiani - delegato Ministero Ambiente; il rappresentante dell'ISPRA, Fausto Zambardi e l'Assessore all'Ambiente Campania, dott. Giovanni Romano che prende la parola illustrando i motivi dell'incontro.
Subito dopo l'ing. Alfieri con slide e animazioni “molto carine”, illustra i futuri lavori di smantellamento. Un manufatto c’è, e all’improvviso non c’è più, prontamente sostituito da gai alberelli. Ci riferisce anche che, dato il grande valore ingegneristico dello stabile turbine e della “palla” contenente il “vessel”, questi non verranno smantellati ma conservati a futura memoria, tanto che so’ belli.
Riferisce inoltre, che il sito è stato bonificato da ben 160 tonnellate di coibente composto da amianto, materiale in gran voga negli anni ’60. ( prometto che la prossima volta chiederò dove è stato stoccato, venerdì mi è sfuggito)
A causa della criticità sismica del serbatoio aereo dell’acqua e del camino che portava all’esterno gli effluvi, una ciminiera di oltre 90 metri, entro il 2012 verranno smantellati.
Mentre il serbatoio, non coinvolto in nessuna fase della produzione di energia nucleare, verrà semplicemente abbattuto e smaltito come materiale inerte ed ordinario, il camino subirà, dopo essere stato sigillato e messo in condizione di depressione atmosferica, “scarificato” nella sua superficie interna; praticamente, una macchina automatica dotata di frese, ne gratterà la superficie interna e, se ho ben compreso, per spessori differenti in base alla quota, laddove, in quelle inferiori, la contaminazione è maggiore che comunque, a detta di Alfieri, di esigua entità (visto che è di così esigua entità, non si può evitare la scarificazione così da limitare le spese? E’ una stupida battuta, ovviamente). Ricordo che i fumi espulsi in atmosfera dalla ciminiera, venivano filtrati per il 99,94%, con una emissione comunque contaminante, di circa 36 mc./h (qui vado a memoria, ma dialogando con Pietrantuono eravamo in accordo su questi numeri).
A proposito di ciminiere, ricordo di aver visto un documentario dove veniva illustrata la costruzione dei laboratori di Rotondella, in quell’occasione, la voce fuori campo diceva:
- Questa ciminiera permetterà ai venti della Lucania di disperdere le sostanze nocive.
Questo per ricordare quanto erano sensibili, a quell’epoca, alle problematiche ambientali.
Per tornare alla “scarificazione”, il materiale risultante dall’azione del robot, cadrà all’interno della ciminiera dove verrà raccolto e ritrattato prima dello stoccaggio provvisorio nel D1, per diventare definitivo nel “deposito Nazionale”. La fase successiva, ossia la distruzione della ciminiera, avverrà con tecniche già più volte adottate dall’ENEL che, anche in zone urbanizzate, permettono le normali attività quotidiane. Verrà consumata un po’ alla volta partendo dall’alto.
Varie sono state le domande poste dagli intervenuti e, non essendoci oggettivamente tempo a sufficienza per rispondere a tutte, Romano ha garantito di pubblicare sul sito della Regione Campania, sia le domande che le risposte.
Tra i quesiti più importanti vi sono anche quelli che anche io mi ero annotato, in quanto posti da altri è risultata inutile una mia ripetizione.
Giuseppe Pietrantuono, per il Comitato Civico di S. Castrese, ha chiesto che vengano fatte indagini retrospettive sulle patologie che si ritiene siano legate alle attività della centrale con l’istituzione di un registro dei tumori.
Il Sindaco di Cellole chiede, con fermo piglio, che ai tavoli tecnici siano presenti persone qualificate, nominate da ciascun comune.
Il Sindaco di Sessa Aurunca chiede l’istituzione di una Commissione di Controllo con la presenza di persone nominate dai comuni.
Giulia Casella, per Legambiente chiede che i monitoraggi ambientali che fanno comunque parte dei lavori, siano effettuati non solo in superficie come affermato da Alfieri, ma anche in profondità con carotaggi nelle varie matrici solide da analizzare.
Maurizio Scarsella, dopo aver ringraziato per la riapertura del Tavolo, formula alcuni appunti su quanto affermato sin lì, tra i quali, dopo aver fatto notare che il delegato per il Ministero dell’Ambiente ha dato all’Assessore Stefanelli una risposta non congrua e addirittura poco corretta sulla richiesta che il Lazio partecipi in modo continuativo al Tavolo e che, nonostante lo stesso abbia nella sua denominazione la parola Trasparenza, era molto tangibile l’assenza della stampa o dei media in genere.
Mette in evidenza, inoltre, che nonostante la competenza territoriale, il suo comune non viene convocato per i lavori dell’Osservatorio (benché il sito industriale sia completamente in territorio campano, quasi il 50% dei terreni attribuiti al sito nucleare, sono entro i confini del comune di SS. Cosma e Damiano).
Fa notare, inoltre, che il comune di Sessa Aurunca non ha mai dato il proprio nulla-osta alla costruzione del deposito denominato D1 e che addirittura vi sia un contenzioso legale aperto a riguardo. Infatti, quando il responsabile della Sogin era il Generale Carlo Jean, nominato allora Commissario per la gestione del sito, dopo essersi sentito rifiutare l’autorizzazione alla costruzione di depositi per una cubatura di 44.000 metri e dopo aver notato dei tempi considerati troppo lunghi per l’autorizzazione per un deposito di 10.000 mc., autorizza arbitrariamente l’avvio dei lavori.
Più volte, e con più interventi, viene fatto notare che un “Deposito Nazionale” ancora non esiste e, non esiste nemmeno una sua ipotetica ubicazione mentre l’Alfieri ne parla come di dato già acquisito, parla infatti di un deposito di superficie di 90.000 mc. che dovrà ospitare, oltre al materiale risultante dalle varie decomissioning, anche materiale radioattivo di origine medicale e industriale in genere. Giulia Casella, a tale proposito, fa notare che presso il deposito nazionale dovranno essere collocati anche tutti i materiali derivanti dal ricondizionamento effettuato a Le Hague, in Francia e a Sellafield in Gran Bretagna, si tratta soprattutto delle barre di uranio utilizzate come combustibile dalle centrali che, per quanto trattate, restano pur sempre altamente radioattive anche se sigillate in matrici che evitano una contaminazione verso l’esterno.
A questo punto mi domando: Saranno sufficienti 90.000mc. per lo stoccaggio di tutta ‘sta roba? Bisogna tenere presente, infatti, che per ogni quantità di materiale contaminato da stoccare, è necessario un rivestimento protettivo che ne decuplica i volumi, e che, i magazzini per lo stoccaggio, devono essere 10 volte più voluminosi del materiale che vi dovrà essere introdotto, questo perché le distanze tra i componenti i vari lotti di materiale, dovranno permettere sia che si eviti un possibile surriscaldamento delle matrici, sia una facile, continua ispezione delle stesse
I lavori del Tavolo terminano con l’assicurazione da parte di Romano, di una successiva serie di risposte sul sito della Regione Campania; con la richiesta dell’Assessore da avanzare alla Regione Lazio per ottenere un interlocutore stabile che rappresenti la regione governata dalla Polverini e con una data ipotetica ma da prendere seriamente in considerazione, per un prossimo incontro, data che, se confermata, dovrebbe essere il 15 gennaio 2012.