venerdì 10 febbraio 2017

2 febbraio 2017 - Visita alla ex centrale del Garigliano

2 febbraio 2017
Visita alla ex centrale del Garigliano
di Giulia Casella 
presidente del Circolo "Alfredo Petteruti" Legambiente di Sessa A.

Le associazioni componenti del Tavolo della Trasparenza della centrale nucleare del Garigliano, sono state invitate dalla dott.ssa Benedetta Celata, addetta alle pubbliche relazioni per la Sogin, a recarsi nella centrale stessa per avere tutte le informazioni possibili, per approfondire le conoscenze, avere risposte a tutti gli interrogativi, i dubbi, le obiezioni possibili. Così Il 2 febbraio scorso, i rappresentanti di Legambiente, del Comitato di Salute Pubblica di S.S. Cosma e Damiano, del Comitato civico di San Castrese, del Comitato Antinucleare del Garigliano, i giornalisti della rivista on line “Terra senza frontiere”, si sono recati in centrale. L’accoglienza è stata quanto mai cordiale.
A riceverci la stessa dott.ssa Celata, l’ing.Fabrizio Scolamacchia, direttore della centrale da due anni, il dott. Fabio Chiaravalle, geologo, direttore della Divisione Deposito Nazionale e Parco Tecnologico. I due ospiti ci hanno fornito una dovizia di particolari rintracciabili, tra l’altro, sul sito della Sogin. A proposito dei rifiuti stoccati nel sito del Garigliano, ammontanti a ca. 3.000 mc, abbiamo scoperto un dato alquanto sconcertante di cui eravamo all’oscuro: nel D1, deposito tanto osteggiato, ma fortemente voluto dal generale Carlo Jean che utilizzò i poteri straordinari conferitigli dal premier Berlusconi per imporne la costruzione, in questo D1, dunque, non sono stoccati i rifiuti più pericolosi e di più lunga durata, ossia quelli a media attività la cui radioattività si esaurisce in almeno 350 anni, ma i rifiuti a bassa attività la cui rad si esaurisce nell’arco di alcuni anni, ossia i 21 fusti da 320 litri ciascuno contenenti le polveri radioattive scarificate dalle pareti interne del camino; i rifiuti a bassissima attività estratti dalle trincee 2 e 3; l’amianto contaminato estratto da vari edifici tra cui l’ed. reattore e l’ed. turbina.
In oltre due ore di spiegazioni, il direttore Scolamacchia ha indicato, sulla mappa del sito, la posizione di tutti gli edifici, i punti di monitoraggio, attraverso i quali viene monitorata la qualità dell’aria, mentre altre indagini vengono condotte periodicamente sulla qualità di acque, sabbia, terreno, piante. I dati risultanti si possono verificare sul sito della regione Campania. Altri edifici in cui sono stoccati i rif. Rad. sono l’ex diesel, in cui sono stoccato ca. 600-700 mc di rif.,l’edificio ex compattatore, il C501, il CCES. Sull’ex diesel sono stati effettuati lavori di adeguamento, mentre per gli altri tre non sono ancora iniziati.
Abbiamo chiesto al dott. Chiaravalle quale sarà la durata di questi depositi “temporanei” per definizione ”Fin quando non sarà pronto il deposito nazionale” ci ha risposto. E qui gli si è chiesto, data la sua funzione specifica in Sogin, quanto tempo ancora dovrà trascorrere perché venga pubblicata la CNAPI (Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee alla costruzione del deposito nazionale). “Le aree sono già state individuate- ha risposto il direttore della Divisione Deposito Nazionale- e, per quanto possa apparire incredibile, lo 0,1% del territorio nazionale è idoneo alla costruzione del D.N.. non è un estensione esigua, ma più che sufficiente alle esigenze di superficie e di sicurezza”. Ha inoltre specificato che sul sito sarà costruito un deposito superficiale per stoccarvi i rifiuti di bassa e media attività derivati dallo smantellamento delle centrali, oltre a quelli derivanti da altre attività come, ad es., quelle ospedaliere. Quanto poi ai rifiuti ad alta attività, tra cui quelli riprocessati in Francia e Inghilterra e di prossimo ritorno in patria, avendo essi una durata di centinaia di migliaia di anni, occorre individuare un sito geologico che assicuri stabilità. queste affermazioni hanno suscitato non poche perplessità, anche se Chiaravalle ha asserito che in Francia è stato individuato un sito geologico di argille risalenti al pleistocene (compreso tra 2,58 milioni di anni fa e 11.700 anni fa) ,che non hanno subito modifiche rimanendo stabili. (La perplessità persiste visto che la terra è in continuo movimento). Da precisare che quel 99,9 % del territorio nazionale è off limits secondo le prescrizioni ISPRA, ossia non vengono prese in considerazione le aree vulcaniche attive o quiescenti; le località oltre 700 metri sul livello del mare o ad una distanza inferiore a 5 chilometri dalla costa; le aree a sismicità elevata, a rischio frane o inondazioni e le “fasce fluviali”, dove c’è una pendenza maggiore del 10%. Escluse inoltre anche le aree naturali protette, quelle che non siano ad adeguata distanza dai centri abitati e quelle a distanza inferiore di un chilometro da autostrade, strade extraurbane e ferrovie. È escluso, quindi, anche il sito del Garigliano.
Comunque l’iter procedurale sarà molto lungo, anche dopo la pubblicazione della CNAPI, perché la pubblicazione della mappa dei siti idonei ad ospitare il deposito nazionale sarà seguita da una fase di consultazione pubblica, che culminerà in un seminario nazionale dove saranno invitati a partecipare tutti i soggetti interessati. Dalle istituzioni alle associazioni ambientaliste, passando per il mondo scientifico. Solo al termine di questa complicato iter si arriverà a una versione aggiornata della Carta dei siti. Quindi si procederà all’acquisizione di possibili manifestazioni di interesse da parte di Regioni ed Enti locali. In assenza di adesioni spontanee e se non si dovesse arrivare ad una scelta concordata, ecco l’extrema ratio: a decidere sarà il Consiglio dei ministri.( Ipotesi alla quale il governo in questo momento di grande crisi non vuole neanche pensare. Magari dopo le prossime consultazioni elettorali, pensiamo noi). 
È stato richiesto dove viene smaltito l’amianto non contaminato da radioattività pur restando un elemento altamente tossico. Operazione che Sogin affida alla società SITA ITALIA che lo trasferisce – probabilmente – in Germania, visto che in Italia ci sono solo piccoli siti temporanei. (Ma il SISTRI, diciamo noi, funziona, o no?)
La seconda parte dell’incontro è stata dedicata alla visita di strutture esterne quali l’ed. turbina, i capannoni dove si trattano i rifiuti liquidi, gli edifici di stoccaggio citati. Siamo entrati nella sala dei bottoni con i quadri che comandavano il funzionamento della centrale, e nella sala monitor del D1. I fusti qui stoccati, i cosiddetti cask, sono contenuti in gabbie che ne impediscono la caduta anche in seguito a eventuali oscillazioni. Il prossimo lavoro di smantellamento sarà il VESSEL .
Il vessel è il contenitore in pressione che racchiude il nocciolo di un reattore nucleare e altri componenti interni.
Si tratta della parte più difficile da demolire, dal punto di vista tecnico, ingegneristico e ambientale . L’operazione avverrà con quattro anni di anticipo rispetto al piano che invece aveva previsto l’inizio delle operazioni per il 2023.
L’operazione “open gate” è perfettamente riuscita data la nuova strategia di Sogin che vuole completare il decommissioning della centrale del Garigliano, che sarà la prima a raggiungere almeno il brown field (condizione del sito dove tutto ciò che è radioattivo è stato caratterizzato, messo in sicurezza e stoccato in depositi temporanei in attesa del trasferimento nel deposito temporaneo nazionale, effettuato l'allontanamento di tutto il materiale si raggiungerà la fase di green field cioè sito completamente privo di sostanze radioattive derivanti dalle attività elettronucleari che verrà riconsegnato alla comunità), senza eventuali operazioni esterne di disturbo.
Qui è d’obbligo chiedere risposte ad un altro problema non meno grave, già presentato alle Prefetture di Caserta e Latina, ossia la pubblicazione del PIANO DI EMERGENZA esterno, con le indicazioni chiare di chi siano gli attori in caso di pericolo. Piano di cui le popolazioni sono all’oscuro e, nel caso malaugurato di un incidente, nessuno sa chi e cosa fare. In vista dello smantellamento del vessel, è ancora più urgente che se ne venga a conoscenza.

giovedì 19 gennaio 2017

Tavolo della Trasparenza - Borgo Sabotino


Si è tenuto, lunedì 16 febbraio 2017,  presso la sala conferenze della ex centrale nucleare di Borgo Sabotino, quasi due anni dopo quello tenuto il 21 febbraio 2016, una nuova seduta del Tavolo della Trasparenza istituito per seguire i lavori di smantellamento della ex centrale e le relazioni degli enti di controllo coinvolti.
Oltre ai responsabili dell’azienda proprietaria del sito Sogin erano presenti:
il dott. Lamberto Matteocci per l’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale); il dott. Marco Lupo per l’ARPA (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale) del Lazio; Roberto Lessio Assessore all’Ambiente del Comune di Latina; Eleonora Della Penna Presidente della Provincia di Latina.
Il Tavolo, è presieduto dall’Assessore Rapporti con il Consiglio, Ambiente, Rifiuti, Mauro Buschini, poi sostituito, per impegni in giunta, dal dott. Eugenio Monaco, coordinatore della segreteria del Tavolo della Trasparenza.
I lavori del Tavolo iniziano con l’esposizione, da parte del dott. Matteocci, di quali siano i controlli e le autorizzazioni espletati dall’ISPRA. Da molto tempo ormai, presso il sito della ex centrale è stata riscontrata un’anomala concentrazione di cloruro di vinile nella falda acquifera, pare difficile che si tratti di sostanze derivanti da lavorazioni effettuate in centrale ma, altresì, non si può dire ne se effettivamente si tratta di sostanze versate nel sito o se le stesse provengano da altrove e presso la centrale si siano solamente concentrate.  Le indagini attuali sono volte ad individuare soprattutto i punti dove maggiormente sia presente il cloruro per poter effettuare una bonifica che avverrà pompando dal sottosuolo le acque inquinate per poi reimmetterle in falda dopo un idoneo filtraggio; per evitare ulteriori inutili costi che deriverebbero dal pompare e filtrare acque pulite, si concentreranno tali operazioni solo per la parte di falda che verrà più specificamente individuata come inquinata. Per ora si è proceduto ad una messa in sicurezza dell’area vietando, con apposite delibere da parte del comune, la captazione dell’acqua da pozzi per un’area dal raggio di tre chilometri intorno alla centrale, si sta inoltre monitorando il sito per individuare  l’eventuale trasferimento del cloruro a causa dei naturali movimenti dell’acqua di falda.
Un’anomalia è stata rilevata, da parte dell’ISPRA, nella composizione degli intonaci interni, quindi non strutturale, del deposito denominato D1 che la Sogin si è subito attivata a risolvere affinché l’ISPRA possa dare il nulla-osta all’utilizzo del deposito stesso.
Il deposito, di 25000mc. ospiterà 2500 mc. di materiale condizionato e posto in matrici che hanno il compito di essere la prima barriera verso l’ambiente.
E’ stato ultimato il lavoro di bonifica dalla presenza dell’amianto utilizzato come coibentante: su esplicita domanda non è stato specificato il sito di destinazione ove verrà stoccato questo materiale.
Si è inoltre parlato del deposito temporaneo nazionale: dopo che l’ISPRA ha redatto un documento in cui sono indicate le prescrizioni da rispettare per l’individuazione di un’area idonea ad ospitare il deposito, la Sogin ha preparato una serie di documenti ove, secondo i parametri indicati dall’ISPRA, si propongono alcuni luoghi sul territorio nazionale. Ora l’ente di controllo dovrà valutare tali documenti per verificare l’attendibilità dello studio per passare poi alla fase successiva, ossia, ad una eventuale autocandidatura da parte di comuni inseriti nella lista che verrà stilata; pare che alcuni comuni, soprattutto al nord,  siano disposti ad ospitare tale deposito con l’obiettivo di ottenere posti di lavoro e i ristori derivanti da questo onere. Il deposito nazionale temporaneo ospiterà 90000mc. lordi di materiale, 75000 mc. sono composti dal materiale derivante dallo smantellamento delle 4 ex centrali e da quello derivante dallo smantellamento degli impianti dedicati al processo del combustibile; i restanti metri cubi saranno composti da materiale radioattivo proveniente dall’industria e dagli strumenti medicali di diagnosi e cura.
Tutto in attesa del deposito definitivo che dovrà avere caratteristiche di isolamento geologico, quindi non di superficie ma sotterraneo, mentre ancora non si sa se sarà nazionale o europeo, sarà la futura politica ad indicarcelo, resta il fatto che nel 2025 dovranno rientrare le sostanze radioattive risultanti dal riprocessamento effettuato sulle barre di combustibile inviate in Inghilterra a Sellafield e in Francia a La Hague. Anche qui la politica è invitata a indicare se affrontare oneri economici per  trasferire questo materiale ad alta intensità radioattiva nel deposito nazionale temporaneo, per poi trasferirlo nuovamente in quello definitivo, italiano o europeo, o se contrattare una deroga, sui tempi di rientro,  con i depositi esteri.


martedì 10 gennaio 2017

Tavolo della Trasparenza - Borgo Sabotino


Per lunedì 16 gennaio 2017 alle ore 10,30, presso la ex centrale nucleare di Borgo Sabotino, è stata indetta una nuova seduta del Tavolo della Trasparenza.

Se qualcuno ha quesiti da porre ai rappresentanti della Sogin, della Regione Lazio, degli enti di controllo ARPA Lazio e  ISPRA, ai repprasentanti dei ministeri, può scrivere a

comitatoantinuclearegarigliano@gmail.com