lunedì 28 novembre 2011

Tavolo della Trasparenza



L'oggetto nell'immagine è un gadget pubblicitario della Sogin,
composto da policarbonato con inglobato un pezzetto di tubo,
Ma questo è un modo per smaltire materiale di scarto?
Un pezzetto a me, uno a te, uno ad un altro
e via che sparpagliano parecchi pezzetti.
(ovviamente scherzo)


Passiamo alle cose serie.

Tavolo della Trasparenza- venerdì, 25 novembre 2011
di Massimo Penitenti
Il Tavolo della Trasparenza è stato istituito anni fa per fare in modo che i lavori che la Sogin va effettuando per smantellare le centrali nucleari, possa essere monitorato dai rappresentanti delle popolazioni che ospitano i siti nucleari, rappresentanti che possono essere amministratori pubblici o delegati di associazioni ambientaliste e sociali, così come ad oggi previsto dal comma 1 del’art. 22 del Decreto L.vo n. 31/2010.
Il primo e unico incontro venne organizzato nel 1986, poi, l'abbandono del nucleare e lo spegnersi dell'attenzione su questo tipo di energia, fece addirittura chiudere i laboratori dell'ARPA Campania che si dedicavano a queste tematiche.
Un forte interessamento da parte soprattutto di Legambiente di Sessa Aurunca nella persona di Giulia Casella, e del Comitato Civico di S. Castrese con il tenace intervento di Raffaele Iorio e di Giuseppe Pietrantuono, hanno stimolato l'assessorato all'ambiente della Regione Campania, a fare in modo che i laboratori di Salerno si riattivassero fino ad arrivare alla piena attuale attività.
Tutto questo interesse e la forte campagna referendaria contro i nuovi progetti nucleari del governo Berlusconi, hanno acceso nell'assessore all'Ambiente della Campania, dott. Giovanni Romano, il desiderio di far partire nuovamente gli incontri e i lavori del Tavolo della Trasparenza che, cito: " non sapevo che già fosse stato convocato una volta".
Io ero presente al tavolo di venerdì scorso come rappresentante del CAG ma ospite del Delegato del Comune di SS.Cosma e Damiano, Maurizio Scarsella, memoria vivente di tutto quello che riguarda il nucleare nel Sud Pontino. Dopo un breve colloquio con l'Assessore Romano, ho presentato una breve lettera di richiesta per la partecipazione agli incontri futuri del Tavolo prendendo accordi per l'invio di una richiesta formale che, ha detta di Romano, verrà certamente assecondata. Richiesta già inviata.
Al tavolo, dopo il saluto e il ringraziamento per la partecipazione, l'ing. Alfieri, rappresentante la Sogin, ha presentato gli altri relatori che oltre a lui erano: Fabio Primiani - delegato Ministero Ambiente; il rappresentante dell'ISPRA, Fausto Zambardi e l'Assessore all'Ambiente Campania, dott. Giovanni Romano che prende la parola illustrando i motivi dell'incontro.
Subito dopo l'ing. Alfieri con slide e animazioni “molto carine”, illustra i futuri lavori di smantellamento. Un manufatto c’è, e all’improvviso non c’è più, prontamente sostituito da gai alberelli. Ci riferisce anche che, dato il grande valore ingegneristico dello stabile turbine e della “palla” contenente il “vessel”, questi non verranno smantellati ma conservati a futura memoria, tanto che so’ belli.
Riferisce inoltre, che il sito è stato bonificato da ben 160 tonnellate di coibente composto da amianto, materiale in gran voga negli anni ’60. ( prometto che la prossima volta chiederò dove è stato stoccato, venerdì mi è sfuggito)
A causa della criticità sismica del serbatoio aereo dell’acqua e del camino che portava all’esterno gli effluvi, una ciminiera di oltre 90 metri, entro il 2012 verranno smantellati.
Mentre il serbatoio, non coinvolto in nessuna fase della produzione di energia nucleare, verrà semplicemente abbattuto e smaltito come materiale inerte ed ordinario, il camino subirà, dopo essere stato sigillato e messo in condizione di depressione atmosferica, “scarificato” nella sua superficie interna; praticamente, una macchina automatica dotata di frese, ne gratterà la superficie interna e, se ho ben compreso, per spessori differenti in base alla quota, laddove, in quelle inferiori, la contaminazione è maggiore che comunque, a detta di Alfieri, di esigua entità (visto che è di così esigua entità, non si può evitare la scarificazione così da limitare le spese? E’ una stupida battuta, ovviamente). Ricordo che i fumi espulsi in atmosfera dalla ciminiera, venivano filtrati per il 99,94%, con una emissione comunque contaminante, di circa 36 mc./h (qui vado a memoria, ma dialogando con Pietrantuono eravamo in accordo su questi numeri).
A proposito di ciminiere, ricordo di aver visto un documentario dove veniva illustrata la costruzione dei laboratori di Rotondella, in quell’occasione, la voce fuori campo diceva:
- Questa ciminiera permetterà ai venti della Lucania di disperdere le sostanze nocive.
Questo per ricordare quanto erano sensibili, a quell’epoca, alle problematiche ambientali.
Per tornare alla “scarificazione”, il materiale risultante dall’azione del robot, cadrà all’interno della ciminiera dove verrà raccolto e ritrattato prima dello stoccaggio provvisorio nel D1, per diventare definitivo nel “deposito Nazionale”. La fase successiva, ossia la distruzione della ciminiera, avverrà con tecniche già più volte adottate dall’ENEL che, anche in zone urbanizzate, permettono le normali attività quotidiane. Verrà consumata un po’ alla volta partendo dall’alto.
Varie sono state le domande poste dagli intervenuti e, non essendoci oggettivamente tempo a sufficienza per rispondere a tutte, Romano ha garantito di pubblicare sul sito della Regione Campania, sia le domande che le risposte.
Tra i quesiti più importanti vi sono anche quelli che anche io mi ero annotato, in quanto posti da altri è risultata inutile una mia ripetizione.
Giuseppe Pietrantuono, per il Comitato Civico di S. Castrese, ha chiesto che vengano fatte indagini retrospettive sulle patologie che si ritiene siano legate alle attività della centrale con l’istituzione di un registro dei tumori.
Il Sindaco di Cellole chiede, con fermo piglio, che ai tavoli tecnici siano presenti persone qualificate, nominate da ciascun comune.
Il Sindaco di Sessa Aurunca chiede l’istituzione di una Commissione di Controllo con la presenza di persone nominate dai comuni.
Giulia Casella, per Legambiente chiede che i monitoraggi ambientali che fanno comunque parte dei lavori, siano effettuati non solo in superficie come affermato da Alfieri, ma anche in profondità con carotaggi nelle varie matrici solide da analizzare.
Maurizio Scarsella, dopo aver ringraziato per la riapertura del Tavolo, formula alcuni appunti su quanto affermato sin lì, tra i quali, dopo aver fatto notare che il delegato per il Ministero dell’Ambiente ha dato all’Assessore Stefanelli una risposta non congrua e addirittura poco corretta sulla richiesta che il Lazio partecipi in modo continuativo al Tavolo e che, nonostante lo stesso abbia nella sua denominazione la parola Trasparenza, era molto tangibile l’assenza della stampa o dei media in genere.
Mette in evidenza, inoltre, che nonostante la competenza territoriale, il suo comune non viene convocato per i lavori dell’Osservatorio (benché il sito industriale sia completamente in territorio campano, quasi il 50% dei terreni attribuiti al sito nucleare, sono entro i confini del comune di SS. Cosma e Damiano).
Fa notare, inoltre, che il comune di Sessa Aurunca non ha mai dato il proprio nulla-osta alla costruzione del deposito denominato D1 e che addirittura vi sia un contenzioso legale aperto a riguardo. Infatti, quando il responsabile della Sogin era il Generale Carlo Jean, nominato allora Commissario per la gestione del sito, dopo essersi sentito rifiutare l’autorizzazione alla costruzione di depositi per una cubatura di 44.000 metri e dopo aver notato dei tempi considerati troppo lunghi per l’autorizzazione per un deposito di 10.000 mc., autorizza arbitrariamente l’avvio dei lavori.
Più volte, e con più interventi, viene fatto notare che un “Deposito Nazionale” ancora non esiste e, non esiste nemmeno una sua ipotetica ubicazione mentre l’Alfieri ne parla come di dato già acquisito, parla infatti di un deposito di superficie di 90.000 mc. che dovrà ospitare, oltre al materiale risultante dalle varie decomissioning, anche materiale radioattivo di origine medicale e industriale in genere. Giulia Casella, a tale proposito, fa notare che presso il deposito nazionale dovranno essere collocati anche tutti i materiali derivanti dal ricondizionamento effettuato a Le Hague, in Francia e a Sellafield in Gran Bretagna, si tratta soprattutto delle barre di uranio utilizzate come combustibile dalle centrali che, per quanto trattate, restano pur sempre altamente radioattive anche se sigillate in matrici che evitano una contaminazione verso l’esterno.
A questo punto mi domando: Saranno sufficienti 90.000mc. per lo stoccaggio di tutta ‘sta roba? Bisogna tenere presente, infatti, che per ogni quantità di materiale contaminato da stoccare, è necessario un rivestimento protettivo che ne decuplica i volumi, e che, i magazzini per lo stoccaggio, devono essere 10 volte più voluminosi del materiale che vi dovrà essere introdotto, questo perché le distanze tra i componenti i vari lotti di materiale, dovranno permettere sia che si eviti un possibile surriscaldamento delle matrici, sia una facile, continua ispezione delle stesse
I lavori del Tavolo terminano con l’assicurazione da parte di Romano, di una successiva serie di risposte sul sito della Regione Campania; con la richiesta dell’Assessore da avanzare alla Regione Lazio per ottenere un interlocutore stabile che rappresenti la regione governata dalla Polverini e con una data ipotetica ma da prendere seriamente in considerazione, per un prossimo incontro, data che, se confermata, dovrebbe essere il 15 gennaio 2012.

domenica 19 giugno 2011

Le centrali nucleari vanno costruite vicino all'acqua, però...



Per poter accedere facilmente all’acqua necessaria al raffreddamento dell’impianto, le centrali nucleari vengono costruite vicino alla costa o lungo i corsi di fiumi dalla portata sufficiente a subire una massiccia captazione.






Tsunami causati da sismi che si sprigionano sul fondo di mari o oceani provocano incidenti come quello occorso a Fukushima che, è vero era protetto da argini alzati proprio per

questo motivo, ma la loro altezza si è dimostrata insufficiente anche perché se si vuole proteggere un sito da ondate provenienti dal mare, più si alzano questi argini, più lunghi devono essere gli stessi, fino a coinvolgere con la loro costruzione, zone anche molto distanti dalla centrale, cosa che metterebbe in allarme popolazioni che si sentono, data la distanza dalla centrale, esenti dai rischi che questa pone durante il normale funzionamento.
Se gli argini di Fukushima fossero stati costruiti dell’altezza sufficiente a proteggere il sito dall’ultimo tsunami, la loro lunghezza sarebbe dovuta essere aumentata di moltissimi chilometri.

Quando una centrale, invece, viene costruita lungo il corso di un fiume, l’escamotage generalmente adottato è quello di elevare, rispetto al territorio circostante, i manufatti coinvolti nelle attività della centrale, questo però cosa comporta?

In caso di esondazione del fiume comporta: un blocco del sito dal regolare approvvigionamento di energia elettrica per le normali attività di controllo che con un fermo di emergenza della centrale, non possono essere garantiti; dall’energia prodotta dalla centrale stessa; da una non normale raggiungibilità del sito in caso di incidente grave; dal controllo di perdite di radionuclidi a causa del dilavamento dei terreni circostanti; da un'ottimale controllo delle vasche dove ogni centrale mette “a riposo” le barre di materiale combusto per far abbattere le temperature prima della loro spedizione nei siti di “riprocessamento”.

Questo non è catastrofismo, sono situazioni che già si sono presentate anche nel sito della centrale del Garigliano e che in questo momento stanno avvenendo nel Nebraska alla centrale nucleare di Calhoun

lunedì 13 giugno 2011

Scheda votanti per sezione - Minturno

TUTTI IN PIAZZA VITTORIA ORE 21:00




TUTTI IN PIAZZA
VITTORIA A
FORMIA DALLE
21:00
FACCIAMO FESTA

lunedì 6 giugno 2011

Si è marciato sotto la pioggia




































Altre foto su:


Gaeta, Formia, Itri, Spigno Saturnia, Coreno Ausonio, Minturno, S.S. Cosma e Damiano, Castelforte, Cellole, Sessa Aurunca - domenica, 5 Giugno 2011 ad una settimana dai referendum.

La pioggia ci ha accompagnato dal momento che abbiamo cominciato a marciare a Gaeta dopo esserci radunati dietro ai componenti della compagnia teatrale "Bertolt Brecht" di Stammati di Formia che ha tenuto su il morale spinti anche dalla simpatia di un carabiniere che camminava su altri trampoli, poi si è fermata un po' e ha ripreso a bagnarci quando ci siamo mossi da piazza Vittoria a Formia. Siamo tornati alle auto camminando senza pioggia, ma appena arrivati a Gianola... ricomincia a piovere, ma tanto... ma tanto... che abbiamo dovuto abbandonare la posizione.
Una volta a Scauri, tutto bene, un'oretta ad attendere che si facesse l'orario annunciato per partire in quanto, saltata Gianola, si sono anticipati i tempi, e ci incamminiamo sul lungomare dove, ovviamente, ci attendeva l'acqua.
Per un'oretta camminiamo fradici fino a Marina di Minturno, piove anche quando ci raggiunge il Sindaco di Minturno, Aristide Galasso, che ci conferma la già dimostrata adesione alle nostre iniziative antinucleari. Saluti e... smette di piovere; andiamo a S.S. Cosma e Damiano, si sono fatte le tre del pomeriggio e non piove più.
Si da sfogo a canti e confusione, con caroselli di auto, soprattutto la gialla 500 di Samanta che, con volantini attaccati ai tergicristallo scostati dal vetro e in funzione, saluta i curiosi che guardano una banda di matti riuniti per marciare con fischietti e cartelloni.
Si arriva a Castelforte dove ci raggiunge il sindaco che ci saluta e insieme a noi, preceduti dai Gonfaloni di Castelforte e S.S. Cosma e Damiano, si avviano a percorre gli ultimi 2 o tre chilometri che ci separano dall'azienda "Al di là dei Sogni".
400 metri prima dell'arrivo sostiamo davanti all'ingresso del "Giardino della Memoria", dove i ragazzi della coop. hanno piantato tanti piccoli alberi quante sono le vittime della malavita organizzata, ognuno con il suo cartellino che riporta nome ed età della vittima.
Un minuto di silenzio onora quei morti e, subito dopo, anche i poliziotti scendono dalle auto per fotografare il Giardino, sono momenti veramente commoventi.
Arriviamo finalmente dai ragazzi di Khorakhanè che hanno allestito alcuni tavoli coperti sui quali gustiamo i panini e le bibite da loro preparati e andiamo al coperto del capannone dove gli amministratori e gli organizzatori ringraziano i partecipanti confermando che questa marcia è solamente una delle tappe che vedranno protagonisti i componenti dei comitati in attività volte a rivalutare il nostro territorio dove il Garigliano è solo un confine che ha ideato l'uomo ma di fatto salda i due territori che dalle sponde lo vedono scorrere.

lunedì 30 maggio 2011

SI Marcia per i referendum - 5 giugno 2011



Comunicato Stampa (clicca qui)

Stiamo realizzando, con la collaborazione di decine di associazioni, sia dell'Alto Casertano che del Sud Pontino, una manifestazione per il5 giugno 2011 che si chiamerà

"SI Marcia per i Referendum"

Questa Marcia vuole essere il pretesto per un diffuso lavoro di persuasione, affinché il maggior numero di persone comprenda quanto è importante raggiungere il quorum in occasione dei referendum del 12 e 13 giugno prossimo.

La Marcia, a carattere di "tappe", vedrà la presenza di piccoli presidi informativi in tutti i comuni e in tutte le frazioni che, con locali rappresentanti, accoglieranno tutti coloro che via, via aderiranno all'evento e andranno ad ingrossare il corteo, questo, dopo aver sfilato lungo un tratto delle strade del paese, si radunerà e si sposterà al punto di raduno della tappa successiva.

Le partenze avranno luogo da Gaeta a partire dalle ore 9:00 e da Sessa Aurunca, a partire dalle ore 13:00

L’arrivo sarà per tutti presso la struttura “Al di là dei sogni”, alle ore 18:00, posta su terreni confiscati alla camorra gestita dalla coop. Khorakhanè, in località Maiano di Sessa Aurunca ove, sarà dato il benvenuto a tutti da rappresentanti dell’organizzazione della Marcia e dove un responsabile di Legambiente illustrerà i motivi per cui è importante andare ad esprimere il proprio voto ai referendum.

Con il piccolo contributo di 3 Euro, si potrà accedere ai banchi con panini e bevande, organizzati per dare ristoro ai convenuti, tutto accompagnato da musica e… dalla tua allegria.

Si può dare un proprio contributo versando quanto si desidera su Postepay n° 4023 6005 5936 2290, verranno rendicontate entrate e spese, in modo aggiornato ad ogni modifica, si potrà accedere a queste informazioni cliccando (QUI)

Di seguito le località che hanno aderito con i relativi responsabili.

luogo

Responsabile

e-mail Telefono

Gaeta 8,30

Ersilia Vitiello

ersilia.vitiello@libero.it 3393987516

Formia 9,00

Gennaro Agresti

gennaro.agresti@virgilio.it 328 1189446

Formia 9,00

Luigi Scotti

lscotti56@libero.it 340 2577707

Gianola 12,15

Pasquale Valente

pasqualevalente68@libero.it 339 8832829

Minturno 13,45

Giuseppe Tomao

giuseppe.tomao@libero.it 335 6834201

Marina di Minturno14,45

Donato Moles

dmoles62@yahoo.it 334 6798574

S.S. Cosma e Damiano 16,00

Maurizio Scarsella

maurizioscarsella@alice.it 338 7855162

Castelforte16,30

Emilio Testa

emilio.testa@alice.it 329 2244265

Sessa Aurunca 13,30

Giulia Casella

giulia.casella.12@alice.it 340 3164015

COMUNICATO STAMPA (clicca qui)


Organizzazioni che hanno dato la propria adesione:

A.V.O.

ACLI Provinciale di Latina

ACLI S.S. Cosma e Damiano

ACLI TERRA Roma – Caserta

ARAF

ARCI

ARCI mediterranea

ASCOM Formia

ASeLL

Amici del Libro (Minturno)

Amici del Libro “L. Raus”

Ass. Cittadini del Golfo

Ass. Cult. Agorà

Ass. Cult. Grido Libero

Ass. Cult. MEDEA

Ass. Culturale “Il Berretto a Sonagli”

Ass. Liberamente

Ass. Mozart

Ass. Nessun Dorma

Ass. S. Vincenzo de Paoli

Associazione Cult. Genius Loci-arsmusicanatura

Associazione Culturale Un Mondo di Piccole Cose -Ludoteca Spiringuacchio

Associazione Janus

Atargatis

Atargatis

Aurunkatelier

CNA Formia Comprensoriale - Ass. prov. LT

Cavalieri di Nettuno

Cittadinanzattiva

Comitato Antinucleare Garigliano

Comitato Civico Mamurra

Comitato Spontaneo di Lotta contro Acqualatina

ControLuce Circolo Fotografico

Coop. Aldilà dei sogni

Coop. Khorakhane

Coop. Osiride

Coopidea 2006 coperativa di operatori sociali

Emergency

Fabbrica di Niki

Fabbrica di Niki

Fare Verde

Fattoria sociale (Sessa)

GianolAmare

Gruppo Città Rinascita

Gruppo Sociale per San Castrese

Gruppo escursionisti roccaseccani

Italia Nostra

Lega Consumatori Nazionale

Legambiente

Liceo Scientifico St. Alberti

Officine Culturali Aurunke

OGC – Osservatorio Astronomico - Minturno

Pax Christi

Presidio Libera

Pro-Loco Baia Domizia

Pro. Fra.

Pro loco Minturno

Protezione Civile

Rete degli Studenti Formia

Rete dei Valori

Slowfood

TDM

Teatro Bertolt brecht

Terra Amica


Per info: simarcia.simarcia@gmail.com

Comunicato Stampa

COMUNICATO STAMPA

Manifestazione “SI Marcia per i Referendum” – Gaeta/Sessa Aurunca – Domenica 5 giugno 2011

Si ricorda che il 5 giugno è la Giornata Mondiale dedicata all’ambiente istituita dall’ONU e che l’articolo 9 della Costituzione Italiana recita:

La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.

Abbiamo inviato l'invito formale a partecipare a tutti i sindaci della nostra zona, compresi i comuni dell'alto casertano, e lo abbiamo fatto chiedendo di presentarsi con il Gonfalone, alla partenza da Gaeta, con raduno in Piazza delle Libertà alle ore 8,30 per poter partire alle 9,00 e, laddove possibile, all'arrivo presso le strutture gestite dalla coop. Khorakhanè che opera su terreni confiscati alla camorra in località Maiano di Sessa Aurunca, Caserta.

La Marcia si svolgerà con una formula a tappe; a Gaeta, partendo da piazza della Libertà, si sfilerà sui marciapiedi con il contributo allegorico del gruppo teatrale di Maurizio Stammati "Bertolt Brecht", per alcune centinaia di metri. Ultimata la sfilata, con orario previsto orientativamente per le ore 10,45, si giungerà con propri mezzi, al Molo Vespucci di Formia per spostarci a piedi in Piazza Vittoria per poi sfilare lungo Via Vitruvio insieme al gruppo teatrale di Cosmo Di Mille "Sulle Nuvole" di Formia, con ritorno in Piazza Vittoria.

I partecipanti, prenderanno le proprie auto e si porteranno nei pressi del Parco "de Curtis", loc. Gianola. Anche lì si sfilerà sui marciapiedi fino al lungomare per tornare al Parco "de Curtis".

Riprese le auto, il gruppo che si dovrebbe nel frattempo essere infoltito, si sposterà al Piazzale "Sieci" di Scauri, a Minturno, lì si camminerà sui marciapiedi del Lungomare facendo promozione ai Referendum, presso i presenti che si può immaginare numerosi, tornando poi al Piazzale "Sieci".

Nuovamente in auto si andrà, sempre sul lungomare, fino al Parco "Recillo" di Marina di Minturno; dopo aver sfilato per alcuni minuti, sempre con propri mezzi, tutti andranno a S.S. Cosma e Damiano dove gli abitanti, allertati già dalla mattina a partecipare all'evento, si uniranno al gruppo e tutti insieme ci si aggregherà al gruppo degli abitanti di Castelforte che, con i residenti della località Suio, attenderà presso la località "Rio Grande" tutti i partecipanti alla marcia.

Dopo aver aspettato il tempo necessario a decidere se muoversi a piedi o in auto, dato il percorso minimo che manca per la meta finale; si passerà davanti al "Giardino della Memoria", istituito dalla coop. Khorakhane" sui terreni da essa gestiti, dove sono stati piantati alcuni alberi, uno per ogni vittima, per commemorare tutti i morti uccisi dalla malavita organizzata.

All'arrivo ci si unirà al gruppo che nel frattempo arriverà, o sarà appena arrivato, partito alcune ore prima da Sessa Aurunca; si ascolteranno le motivazioni che hanno ispirato gli organizzatori da parte di uno dei componenti il Comitato e le argomentazioni di alcuni ambientalisti sui perché è importante esprimersi ai Referendum.

Un gruppo musicale accompagnerà il pomeriggio e alcuni banchi di ristoro, con un contributo spese di 3 Euro, distribuirà panini e bibite, questo a cura dei componenti la coop. Khorakhanè.

Alla manifestazione hanno dato un appoggio morale e fattivo, più di sessanta organizzazioni del mondo culturale, commerciale e di ospitalità, sia dell'Alto Casertano che del sud Pontino.

In particolare vogliamo mettere in evidenza il grande sostegno dato dall'AssCom di Latina e dal Sindacato Italiani Balneari che abbiamo voluto coinvolgere proprio per la grande vocazione turistica della nostra zona e che proprio per questi motivi hanno aderito, visto che la presenza della centrale e di eventuali depositi nazionali di scorie radioattive, vedrebbe irrimediabilmente compromessa.

Tutta la manifestazione è stata organizzata con una sinergia tra le forze confluite nel "Comitato Referendario Aurunco del Garigliano" di Sessa Aurunca e quelle confluite nel "Comitato Referendario per i 4 SI" di Formia e con il contributo del "Comitato Antinucleare Garigliano" che opera nei territori di entrambe le sponde del fiume che solo geograficamente e politicamente, sono da esso divise ma che di fatto, da questo nostro fiume sono unite.

La manifestazione vuole anche stimolare le amministrazioni comunali che ancora non fanno parte del "Tavolo della Trasparenza", nuovamente istituito con delibera della regione Campania, con l'intento di far interagire le istituzioni con le rappresentanze locali, sulle tematiche che riguardano i lavori di smantellamento della centrale Nucleare del Garigliano, in quanto, le eredità del vecchio tavolo sulla trasparenza, non comprendevano la presenza di alcuni comuni che, per quanto facenti parte della regione Lazio, si vedono direttamente coinvolti dai lavori gestiti dalla Società Sogin. Questo perché i terreni di competenza riguardanti la Centrale sono per il 50% nel territorio di S.S.Cosma e Damiano, quindi in provincia di Latina, e perché tutte le attività svolte nel sito vedranno mezzi muoversi sui territori di entrambi le Regioni.

Le città direttamente coinvolte dall'evento sono: Gaeta, Formia, Minturno, S.S. Cosma e Damiano, Castelforte, Sessa Aurunca.

Le città che con delegazioni di propri cittadini parteciperanno all'evento sono: Spigno Saturnia, Itri, Cellole

giovedì 19 maggio 2011

RENDICONTO SI Marcia per i Referendum


Rendiconto entrate e uscite aggiornato ore 7:10 venerdì 20 maggio 2011


Offerta

Euro

Fabbrica di Nichi (Luigi Scotti)

0150,00

Rete dei Valori (Pasquale Valente)

0050,00

AsComm Latina

0300,00

CNA

0100,00

Totale

0600,00

Descrizione spesa

Euro

200 volantini digitale fronte/retro 21-05-2011

0050,00

40.0000 volantini stampa B/V

0450,00

Locandine f.to A3

0140,00

IVA 20%

0098,00

Totale

0638,00

Differenza (+/-)

(-) 0068,00

lunedì 25 aprile 2011

Chernobyl

Quali vantaggi economici possono giustificare ciò che rimane dopo un incidente della gravità di quello capitato a Chernobyl nel 1986 e a Fukushima nel 2011?
Quali vantaggi possono motivare il fatto che città abitate da centinaia di migliaia di persone diventino chilometri quadrati completamente inospitali per secoli?
Vorremmo abitare altri mondi e stiamo rendendo inabitabile quello che già abbiamo.
Per una partecipazione consapevole a giugno votiamo con 4 SI ai referendum


Massimo Bonfatti intervista il PROF. YURI BANDAZHEVSKY

INTERVISTA ESCLUSIVA DI MONDO IN CAMMINO AL PROF. YURI BANDAZHEVSKY

Yuri Ivanovich Bandazhevsky nasce nel 1957 nella regione di Grodno (Bielorussia). Nel 1980 si laurea all’istituto nazionale di medicina di Grodno. Nel 1991 è il più giovane professore dell’URSS. Dal 1990 al 1999 è rettore dell’istituto medico di Gomel. Membro di numerose Accademie nazionali ed internazionali, riceve, per le sue ricerche in ambito medico ed anatomo-patologico, diversi riconoscimenti, fra cui la medaglia d’oro Albert Swaitzer e la Stella d’oro dell’Accademia di Medicina della Polonia. E’ autore di oltre 240 lavori di ricerca. E’ aiutato nelle sue ricerche dalla moglie Galina, medico cardiologo.

Dopo il disastro di Chernobyl, il professore Bandazhevsky intuisce le esatte dimensioni della tragedia. Il ricercatore non si arresta davanti ai dogmi ed alle immutabili verità ufficiali: le sue ricerche riescono a dimostrare gli effetti nel tempo dell’esposizione continua a piccole quantità e basse dosi di radionuclidi, soprattutto a livello cardiovascolare. Il veicolo di questo lento assorbimento è il cibo e Bandazhevsky segnala la pericolosità del cibo bielorusso: pericolosità superiore ai decreti repubblicani sulle dosi ammissibili per la popolazione.

Oltre a ciò, il professore denuncia che più di 10 miliardi di rubli, stanziati per la liquidazione delle conseguenze dell’incidente nucleare, sono stati sprecati.

Il 18 giugno 2001 Bandazhevsky è condannato da un tribunale militare a 8 anni di lavori forzati con la possibilità di vedere una volta, ogni tre mesi, la moglie Galina. L’accusa, non supportata da alcun testimone, è di avere chiesto denaro per ammettere uno studente all’università. Un vasto movimento di opinione internazionale interviene a suo sostegno ed Amnesty International ne riconosce lo status di "prigioniero di coscienza". Nel 2001 ottiene il passaporto della libertà dalla Comunità Europea. In seguito alla mobilitazione diplomatica di diversi Paesi della CEE viene liberato il l5 agosto 2005, dopo 6 anni e 1 mese. Dopo aver soggiornato in Francia e Lituania. ora vive in Ucraina.

Massimo Bonfatti: Professore, per la Sua attività di ricercatore sulle conseguenze di Chernobyl, Lei è stato incarcerato in Bielorussia? Sa darmene le ragioni?

Prof. Bandazhevsky: Credo che le persone maldisposte e quelle che non volevano che io continuassi a parlare delle conseguenze della catastrofe di Chernobyl erano interessate al mio arresto. Ed è stato un processo lungo. Il primo preavviso mi è arrivato nel 1993, quando ho pubblicato e mandato al Governo Bielorusso la lettera sullo stato di salute dei bambini. È arrivato un preavviso serio a cui ne sono seguiti altri da parte di dirigenti dello Stato. Pertanto non ero molto sorpreso dal fatto che ci potessero essere delle repressioni. Invece una forma di repressione, cosi intensa e cosi umiliante, è stata una vera sorpresa per me. Mi aspettavo che potesse accadere. Penso che quanto ho affermato sia stato il vero motivo delle azioni contro di me. Dopo hanno predisposto una condanna fabbricata all'uopo e mi hanno tenuto incarcerato per 5 anni.

Massimo Bonfatti: Professore, perchè riferendosi al fallout di Chernobyl, Lei parla di genocidio del popolo bielorusso?

Prof. Bandazhevsky: Penso che nei confronti del popolo bielorusso, e del popolo che ha subito le conseguenze della catastrofe di Chernobyl, abbia veramente avuto luogo una sorta di genocidio.

Questa non è una forma di genocidio che si può registrare nel momento in cui si svolge. Questa è la forma che predetermina l’arrivo delle conseguenze della morte di un popolo. Col passare del tempo le persone muoiono, ma non capiscono perchè. Muoiono da irradiazione: essa porta gradualmente alla morte. In questa maniera si sta svolgendo una forma di genocidio strisciante, legata alle azioni del potere e delle strutture responsabili della sanità e della salute del popolo; queste strutture non fanno niente, anzi contribuiscono al fatto che la gente si ammali e alla fine muoia.

Massimo Bonfatti: Professore, Lei si definisce “cittadino di Chernobyl”. Perchè?

Prof. Bandazhevsky: Sono arrivato a Gomel, nella zona di Chernobyl, nel 1990 con il desiderio di aiutare la gente rimasta in questa difficile situazione, rimasta a vivere in zona contaminata. Sono arrivato perchè volevo aiutare: mi interessano i problemi riguardanti la salute, e ci sono rimasto a vivere finchè non mi hanno buttato fuori. Capisco quanto sia difficile lo stato di salute della gente che abita nel territorio colpito dall’incidente di Chernobyl. Le persone hanno bisogno d’aiuto, un aiuto da tutti coloro che capiscono ciò che sta loro accadendo. Per questo motivo, dopo la mia deportazione in Francia, sono ritornato il più vicino possibile al mio paese natale e cerco di aiutare le persone che abitano nelle zone contaminate.

Massimo Bonfatti: Professore, che pensa del rilancio del nucleare in Italia?

Prof. Bandazhevsky: Vedo che in Italia oggi esiste la moratoria sullo sviluppo dell’energia nucleare e la accolgo con soddisfazione. Ho percorso vari chilometri in Italia, ho visto tanti posti stupendi, ho parlato con la gente. Vedo che esistono delle zone dove si utilizza l’energia del sole, l’energia del vento.

Credo che l’Italia non debba rilanciare il programma del nucleare. Bisogna trovare delle soluzioni che possano fornire l’energia al paese mediante l’utilizzo di altri fonti. Sono tante. E in qualche modo questa terra bellissima, con una storia enorme, la storia mondiale, rimarrà pulita tanto quanto lo si potrà permettere. Perchè ci sono tanti posti sulla Terra contaminati con elementi radioattivi. Mio malgrado, devo constatare questa situazione sul territorio dell’ Ex-Unione Sovietica. Molte repubbliche che ne facevano parte, tra le quali anche la mia patria - la Repubblica di Belarus -, sono rimaste contaminate da elementi radioattivi, cosa molto pericoloso per la salute della gente. Oggi nel territorio colpito si ha un brutto quadro. Questo non solo per l’ influenza di Chernobyl, ma anche per quella avvenuta prima di Chernobyl, legata all’utilizzo dei sistemi nucleari militari e civili. Però il fatto rimane. Oggi la situazione demografica nei paesi dell’ Ex unione Sovietica è catastrofica: la mortalità è superiore alla natalità, si nota un aumento delle malattie gravi, e i motivi purtroppo non vengono verificati e indagati. Per questo io auguro al popolo italiano di preservare la propria nazione sana e la terra pulita.

Massimo Bonfatti: Professore, sulla base della Sua esperienza, che rapporto c’è tra il nucleare e la democrazia?

Prof. Bandazhevsky: Credo che la situazione tra democrazia e nucleare sia la seguente: in breve, oggi dove inizia il nucleare, finisce la democrazia. Ho visto molti paesi in Europa che si distinguono per principi democratici. Però quando iniziano a parlare del pericolo d’ irradiazione per la salute della gente, - tutto viene proibito, tutto viene escluso, - effettivamente la democrazia finisce. Ufficialmente si può parlare di qualsiasi situazione che concerne la violazione dei diritti umani, ma in nessun modo dei danni del nucleare sulla salute della gente.

Massimo Bonfatti: In Bielorussia sono iniziati i lavori per costruire la prima centrale nucleare. Cosa ne pensa?

Prof. Bandazhevsyj: Credo che non si debba fare. Questa centrale nucleare non serve. Non serve per vari motivi. Non serve perché non riconosce che la Belarus ne ha subito danni e deve chiedere aiuto alla comunità internazionale. La costruzione della centrale nucleare, invece, vuole attestare il fatto che il popolo e lo stato non considerano pericolosa l’ irradiazione del fall out di Chernobyl (ed è la questione più importante!) e aspira alla costruzione di nuova centrale nucleare. Inoltre capiamo bene quanto sia pericolosa la situazione radioattiva nella quale si trova oggi la Repubblica di Belarus. Praticamente tutto il paese è sotto l’effetto delle radiazioni. Nelle regioni contaminate da radiazione il pericolo è più alto, ma pure è presente per le persone delle regioni “pulite” che assumono prodotti alimentari con elementi radioattivi. Con questa situazione insistente sul territorio del paese, relativamente piccolo, è assolutamente illogico costruire una centrale nucleare che andrà a diffondere radionuclidi nell’ambiente. Da questo punto di vista non è assolutamente comprensibile il desiderio di costruire la centrale nucleare. Un’altra cosa da sottolineare. Sappiamo bene che le centrali nucleari civili partecipano ai programmi militari. Il desiderio dei dirigenti di Bielorussia di costruire le centrali nucleari è legato anche al desiderio di entrare nel club nucleare in modo da poter partecipare ai vari programmi militari. Capisco perfettamente che questo ci venga spiegato con la necessità di fornire la sicurezza allo stato. Però non capisco da chi e come in Europa bisogna fornire questa sicurezza. Per questi motivi sono contrario alla costruzione della centrale nucleare in Belarus. Credo che i fondi che si stanno cercando per la costruzione della centrale bisognerebbe innanzitutto utilizzarli per la salute della gente. La Belarus è un paese povero. La sua economia non è sviluppata in modo tale da poter parlare di sussistenza autonoma, perchè dipende totalmente dalle risorse energetiche che arrivano dalla Russia. Una nuova centrale significa finire soggiogati, è una dipendenza energetica dai paesi in possesso delle risorse energetiche. Per questo motivo sono contrario alla costruzione della centrale nucleare nella mia Patria.

Massimo Bonfatti: Professore, se è vero quello che Lei dice e quello che risulta dalle Sue ricerche, perchè l’Organizzazione Mondiale della Sanità non denuncia i pericoli sanitari dalle centrali nucleari?

Prof. Bandazhevsky: Esiste un Accordo tra l’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica. Secondo questo Accordo, a mio parere è ingiusto per le persone, l’OMS non può ufficialmente divulgare le conseguenze dell’influsso delle radiazioni sulla salute della gente. Questo principio è antiumano ovvero la manifestazione di un rapporto antiumano verso la gente. Sono contrario a questa sorta di accordi e sostengo varie azioni mirate a bloccare questo Accordo; dopo tanti anni dall’adozione dell’Accordo, la gente sulla Terra, compresa anche quella colpita da Chernobyl, continua a morire dell’influsso radioattivo. Bisogna dire la verità alla gente, bisogna far vedere la verità e, in comunione di intenti, trovare le soluzioni in modo di assicurare la vita sul pianeta Terra. Lo sviluppo del nucleare mette in pericolo estremo ogni essere vivente sulla Terra.

Massimo Bonfatti: Si dice che Chernobyl sia stato e sia un problema dell’ Ex Unione Sovietica e che, quindi, in qualche modo non ci riguardi: pertanto si può essere sicuri delle centrali di nuova generazione?

Prof. Bandazhevsky: Le centrali nucleari costruite nella Ex Unione Sovietica sono veramente imperfette, innanzitutto dal punto di vista della sicurezza per ogni essere vivente sulla Terra. L’incidente di Chernobyl ce lo ha mostrato bene. In più, queste centrali stanno in un regime di mantenimento che non permette di chiuderle, fermarle o bloccarle. Questa è una situazione molto pericolosa per ogni essere vivente sulla Terra. Le conseguenze dell’influsso delle radiazioni si evidenzieranno in futuro. Questo si vede bene dall’esempio delle conseguenze sul popolo in Belarus o nei paesi Baltici o in Ucraina. Su ciò oggi esistono vari informazioni ufficiali. Oggi dopo l’influenza negli anni ’60, ovvero l’ importante fall out di radionuclidi, si evidenzia una situazione grave per la salute della gente in Belarus. Questo vorrei sottolinearlo, perchè penso che le conseguenze dell’incidente di Chernobyl ci debbano ancora arrivare in futuro. Ci troveremo di fronte ad una pesante crisi demografica. Gli agenti radioattivi, distruggendo l’apparato genetico delle persone, contribuiscono, in gran quantità, all’origine delle mutazioni. Le mutazioni si trasmettono di generazione in generazione tramite le cellule sessuali e si manifestano nelle generazioni future. Questo possiamo vederlo chiaro nelle serie disfunzioni presenti nella seconda generazione dopo l’incidente di Chernobyl. Purtroppo non posso trasmettere ottimismo alla gente perchè ci dobbiamo aspettare delle disfunzioni ancora più gravi. Questo è la manifestazione della radiazione, caratterizzata dall’ influenza degli elementi radioattivi incorporati: gli elementi penetrano nell’organismo, distruggono le strutture, accrescono la fame energetica nelle cellule dell’organismo umano, nelle cellule sessuali e, dopo un certo periodo (dopo varie generazioni), sopraggiungono gravi disfunzioni. Vorrei sottolineare che sono i radionuclidi a provocare varie malattie gravi, perchè distruggono i sistemi di coordinamento, distruggono i sistemi di regolazione nell’organismo umano.

Massimo Bonfatti: Chernobyl è distante da noi, centinaia e centinaia di chilometri e stiamo andando verso la fine del 2010. Tuttora, qui in occidente, ci riguardano le conseguenze di Chernobyl?

Prof. Bandazhevsky: Penso che non solo i paesi che direttamente si trovano vicino all’epicentro dell’incidente di Chernobyl ne abbiano risentito, ma anche i paesi dell’Europa. Gli elementi radioattivi ricaduti nell’ambiente, dopo l’incidente nel blocco N° 4 della centrale di Chernobyl, si sono diffusi in aria in tanti territori lontani. Insieme alle masse d’aria, essi hanno volato più volte attorno al nostro pianeta. Fra gli elementi che hanno interessato i cittadini dell’Europa, prevale un elemento leggero (di breve durata), lo iodio radioattivo. Proprio questo elemento radioattivo ha dato un colpo pesante alla salute della gente in Europa, in particolare in Francia e in altri paesi. É stata registrata una significativa quantità di casi di tumore alla tiroide. Credo, però, che l’incidenza di questa malattia sia legata al fatto che lo iodio radioattivo è arrivato nell’ organismo di persone che avevano già incorporato precedentemente gli elementi radioattivi, in particolare il Cesio 137. Questa azione mista dello iodio radioattivo e del cesio si è palesata nei termini rapidi di insorgenza del tumore della tiroide. Questo cesio aveva già svolto un’azione locale, era già sul territorio, ed ha creato la base, il quadro di sfondo dei disturbi energetici nell’organismo umano. Nelle regioni dove abitava la gente con il cesio incorporato, l’arrivo dello iodio radioattivo ha portato all’aumento significativo dei tumori alla tiroide. Questa è una mia considerazione, che si basa, però, anche sulle informazioni ricevute dai miei colleghi francesi.

Massimo Bonfatti: Professore, grazie per la Sua gentilezza e la Sua disponibilità.

Avvenne il 26 aprile 1986 alle ore 1:23:45 presso la Centrale nucleare V.I. Lenin di Černobyl' (Russo: Чернобыльская АЭС им. В.И.Ленина, Ucraino: Чорнобильська АЕС), in Ucraina nei pressi della Bielorussia. Nel corso di un test definito "di sicurezza" (già eseguito senza problemi di sorta sul reattore n°3), furono paradossalmente violate tutte le regole di sicurezza e di buon senso portando ad un brusco e incontrollato aumento della potenza (e quindi della temperatura) del nocciolo del reattore numero 4 della centrale: si determinò la scissionedell'acqua di refrigerazione in idrogeno ed ossigeno a così elevate pressioni da provocare la rottura delle tubazioni del sistema di raffreddamento del reattore. Il contatto dell'idrogeno e della grafite incandescente delle barre di controllo con l'aria, a sua volta, innescò una fortissima esplosione e lo scoperchiamento del reattore.

Una nube di materiali radioattivi fuoriuscì dal reattore e ricadde su vaste aree intorno alla centrale che furono pesantemente contaminate, rendendo necessaria l'evacuazione e il reinsediamento in altre zone di circa 336.000 persone. Nubi radioattive raggiunsero anche l'Europa orientale, la Finlandia e la Scandinavia con livelli di contaminazione via via minori, raggiungendo anche l'Italia, la Francia, la Germania, la Svizzera, l'Austria e i Balcani, fino anche a porzioni della costa orientale del Nord America[1].

Il rapporto ufficiale[2] redatto da agenzie dell'ONU (OMS, UNSCEAR, IAEA e altre) stila un bilancio di 65 morti accertati con sicurezza e altri 4.000 presunti (che non sarà possibile associare direttamente al disastro) per tumori e leucemie su un arco di 80 anni.

Il bilancio ufficiale è contestato da associazioni antinucleariste internazionali fra le quali Greenpeace che presenta una stima di fino a 6.000.000 di decessi su scala mondiale nel corso di 70 anni, contando tutti i tipi di tumori riconducibili al disastro secondo lo specifico modello adottato nell'analisi[3]. Altre associazioni ambientaliste, come il gruppo dei Verdi del parlamento europeo pur concordando sulla stima dei 65 morti accertati del rapporto ufficiale ONU, se ne differenzia e lo contesta sulle morti presunte che stima piuttosto in 30.000 ~ 60.000[4].

(fonte: )