mercoledì 29 gennaio 2014

25 novembre 2011 - Tavolo della Trasparenza


L'oggetto nell'immagine è un gadget pubblicitario della Sogin,
composto da policarbonato con inglobato un pezzetto di tubo,
Ma questo è un modo per smaltire materiale di scarto?
Un pezzetto a me, uno a te, uno ad un altro
e via che sparpagliano parecchi pezzetti.
(ovviamente scherzo)


Passiamo alle cose serie.

Tavolo della Trasparenza- venerdì, 25 novembre 2011
di Massimo Penitenti
Il Tavolo della Trasparenza è stato istituito anni fa per fare in modo che i lavori che la Sogin va effettuando per smantellare le centrali nucleari, possa essere monitorato dai rappresentanti delle popolazioni che ospitano i siti nucleari, rappresentanti che possono essere amministratori pubblici o delegati di associazioni ambientaliste e sociali, così come ad oggi previsto dal comma 1 del’art. 22 del Decreto L.vo n. 31/2010.
Il primo e unico incontro venne organizzato nel 1986, poi, l'abbandono del nucleare e lo spegnersi dell'attenzione su questo tipo di energia, fece addirittura chiudere i laboratori dell'ARPA Campania che si dedicavano a queste tematiche.
Un forte interessamento da parte soprattutto di Legambiente di Sessa Aurunca nella persona di Giulia Casella, e del Comitato Civico di S. Castrese con il tenace intervento di Raffaele Iorio e di Giuseppe Pietrantuono, hanno stimolato l'assessorato all'ambiente della Regione Campania, a fare in modo che i laboratori di Salerno si riattivassero fino ad arrivare alla piena attuale attività.
Tutto questo interesse e la forte campagna referendaria contro i nuovi progetti nucleari del governo Berlusconi, hanno acceso nell'assessore all'Ambiente della Campania, dott. Giovanni Romano, il desiderio di far partire nuovamente gli incontri e i lavori del Tavolo della Trasparenza che, cito: " non sapevo che già fosse stato convocato una volta".
Io ero presente al tavolo di venerdì scorso come rappresentante del CAG ma ospite del Delegato del Comune di SS.Cosma e Damiano, Maurizio Scarsella, memoria vivente di tutto quello che riguarda il nucleare nel Sud Pontino. Dopo un breve colloquio con l'Assessore Romano, ho presentato una breve lettera di richiesta per la partecipazione agli incontri futuri del Tavolo prendendo accordi per l'invio di una richiesta formale che, ha detta di Romano, verrà certamente assecondata. Richiesta già inviata.
Al tavolo, dopo il saluto e il ringraziamento per la partecipazione, l'ing. Alfieri, rappresentante la Sogin, ha presentato gli altri relatori che oltre a lui erano: Fabio Primiani - delegato Ministero Ambiente; il rappresentante dell'ISPRA, Fausto Zambardi e l'Assessore all'Ambiente Campania, dott. Giovanni Romano che prende la parola illustrando i motivi dell'incontro.
Subito dopo l'ing. Alfieri con slide e animazioni “molto carine”, illustra i futuri lavori di smantellamento. Un manufatto c’è, e all’improvviso non c’è più, prontamente sostituito da gai alberelli. Ci riferisce anche che, dato il grande valore ingegneristico dello stabile turbine e della “palla” contenente il “vessel”, questi non verranno smantellati ma conservati a futura memoria, tanto che so’ belli.
Riferisce inoltre, che il sito è stato bonificato da ben 160 tonnellate di coibente composto da amianto, materiale in gran voga negli anni ’60. ( prometto che la prossima volta chiederò dove è stato stoccato, venerdì mi è sfuggito)
A causa della criticità sismica del serbatoio aereo dell’acqua e del camino che portava all’esterno gli effluvi, una ciminiera di oltre 90 metri, entro il 2012 verranno smantellati.
Mentre il serbatoio, non coinvolto in nessuna fase della produzione di energia nucleare, verrà semplicemente abbattuto e smaltito come materiale inerte ed ordinario, il camino subirà, dopo essere stato sigillato e messo in condizione di depressione atmosferica, “scarificato” nella sua superficie interna; praticamente, una macchina automatica dotata di frese, ne gratterà la superficie interna e, se ho ben compreso, per spessori differenti in base alla quota, laddove, in quelle inferiori, la contaminazione è maggiore che comunque, a detta di Alfieri, di esigua entità (visto che è di così esigua entità, non si può evitare la scarificazione così da limitare le spese? E’ una stupida battuta, ovviamente). Ricordo che i fumi espulsi in atmosfera dalla ciminiera, venivano filtrati per il 99,94%, con una emissione comunque contaminante, di circa 36 mc./h (qui vado a memoria, ma dialogando con Pietrantuono eravamo in accordo su questi numeri).
A proposito di ciminiere, ricordo di aver visto un documentario dove veniva illustrata la costruzione dei laboratori di Rotondella, in quell’occasione, la voce fuori campo diceva:
- Questa ciminiera permetterà ai venti della Lucania di disperdere le sostanze nocive.
Questo per ricordare quanto erano sensibili, a quell’epoca, alle problematiche ambientali.
Per tornare alla “scarificazione”, il materiale risultante dall’azione del robot, cadrà all’interno della ciminiera dove verrà raccolto e ritrattato prima dello stoccaggio provvisorio nel D1, per diventare definitivo nel “deposito Nazionale”. La fase successiva, ossia la distruzione della ciminiera, avverrà con tecniche già più volte adottate dall’ENEL che, anche in zone urbanizzate, permettono le normali attività quotidiane. Verrà consumata un po’ alla volta partendo dall’alto.
Varie sono state le domande poste dagli intervenuti e, non essendoci oggettivamente tempo a sufficienza per rispondere a tutte, Romano ha garantito di pubblicare sul sito della Regione Campania, sia le domande che le risposte.
Tra i quesiti più importanti vi sono anche quelli che anche io mi ero annotato, in quanto posti da altri è risultata inutile una mia ripetizione.
Giuseppe Pietrantuono, per il Comitato Civico di S. Castrese, ha chiesto che vengano fatte indagini retrospettive sulle patologie che si ritiene siano legate alle attività della centrale con l’istituzione di un registro dei tumori.
Il Sindaco di Cellole chiede, con fermo piglio, che ai tavoli tecnici siano presenti persone qualificate, nominate da ciascun comune.
Il Sindaco di Sessa Aurunca chiede l’istituzione di una Commissione di Controllo con la presenza di persone nominate dai comuni.
Giulia Casella, per Legambiente chiede che i monitoraggi ambientali che fanno comunque parte dei lavori, siano effettuati non solo in superficie come affermato da Alfieri, ma anche in profondità con carotaggi nelle varie matrici solide da analizzare.
Maurizio Scarsella, dopo aver ringraziato per la riapertura del Tavolo, formula alcuni appunti su quanto affermato sin lì, tra i quali, dopo aver fatto notare che il delegato per il Ministero dell’Ambiente ha dato all’Assessore Stefanelli una risposta non congrua e addirittura poco corretta sulla richiesta che il Lazio partecipi in modo continuativo al Tavolo e che, nonostante lo stesso abbia nella sua denominazione la parola Trasparenza, era molto tangibile l’assenza della stampa o dei media in genere.
Mette in evidenza, inoltre, che nonostante la competenza territoriale, il suo comune non viene convocato per i lavori dell’Osservatorio (benché il sito industriale sia completamente in territorio campano, quasi il 50% dei terreni attribuiti al sito nucleare, sono entro i confini del comune di SS. Cosma e Damiano).
Fa notare, inoltre, che il comune di Sessa Aurunca non ha mai dato il proprio nulla-osta alla costruzione del deposito denominato D1 e che addirittura vi sia un contenzioso legale aperto a riguardo. Infatti, quando il responsabile della Sogin era il Generale Carlo Jean, nominato allora Commissario per la gestione del sito, dopo essersi sentito rifiutare l’autorizzazione alla costruzione di depositi per una cubatura di 44.000 metri e dopo aver notato dei tempi considerati troppo lunghi per l’autorizzazione per un deposito di 10.000 mc., autorizza arbitrariamente l’avvio dei lavori.
Più volte, e con più interventi, viene fatto notare che un “Deposito Nazionale” ancora non esiste e, non esiste nemmeno una sua ipotetica ubicazione mentre l’Alfieri ne parla come di dato già acquisito, parla infatti di un deposito di superficie di 90.000 mc. che dovrà ospitare, oltre al materiale risultante dalle varie decomissioning, anche materiale radioattivo di origine medicale e industriale in genere. Giulia Casella, a tale proposito, fa notare che presso il deposito nazionale dovranno essere collocati anche tutti i materiali derivanti dal ricondizionamento effettuato a Le Hague, in Francia e a Sellafield in Gran Bretagna, si tratta soprattutto delle barre di uranio utilizzate come combustibile dalle centrali che, per quanto trattate, restano pur sempre altamente radioattive anche se sigillate in matrici che evitano una contaminazione verso l’esterno.
A questo punto mi domando: Saranno sufficienti 90.000mc. per lo stoccaggio di tutta ‘sta roba? Bisogna tenere presente, infatti, che per ogni quantità di materiale contaminato da stoccare, è necessario un rivestimento protettivo che ne decuplica i volumi, e che, i magazzini per lo stoccaggio, devono essere 10 volte più voluminosi del materiale che vi dovrà essere introdotto, questo perché le distanze tra i componenti i vari lotti di materiale, dovranno permettere sia che si eviti un possibile surriscaldamento delle matrici, sia una facile, continua ispezione delle stesse
I lavori del Tavolo terminano con l’assicurazione da parte di Romano, di una successiva serie di risposte sul sito della Regione Campania; con la richiesta dell’Assessore da avanzare alla Regione Lazio per ottenere un interlocutore stabile che rappresenti la regione governata dalla Polverini e con una data ipotetica ma da prendere seriamente in considerazione, per un prossimo incontro, data che, se confermata, dovrebbe essere il 15 gennaio 2012.

giovedì 16 gennaio 2014

Trasparenza opaca


Per le attività di smantellamento delle centrali è richiesta la massima accessibilità alle informazioni tanto che per legge è stato istituito un Tavolo della Trasparenza proprio per mettere in contatto chi sta smantellando: Sogin; chi sta controllando: ISPRA e ARPA; autorità territoriali,  associazioni e comitati.
Se non danno informazioni su questioni riguardanti indagini va bene, c'è il segreto istruttorio, ma dal momento che si stanno chiedendo informazioni anche con manifestazioni organizzate in coro da sindaci di molti comuni delle province di Caserta e Latina (new) , nel momento che si interviene nuovamente nel sito con GdF, VVFF e quant'altro (new), almeno ai sindaci, non dovrebbero dare comunicazione dell'avvio di queste attività?
Solamente nel momento che chiamiamo le amministrazioni per chiedere informazioni,  queste vengono a sapere che sta succedendo qualcosa, a Minturno e a Cellole, come interpellate,  si sono subito mosse per sapere qualcosa ma se durante le attività si verificassero incidenti, non saprebbero nemmeno se e come attivarsi e comunque non lo potrebbero fare con la dovuta tempestività.
E' inutile che si dica che nulla di grave può succedere perché sempre di impianto nucleare si tratta, altrimenti, inutili sarebbero tutte le precauzioni adottate,  costosissime proprio perché ex-centrali nucleari.
Verrà il giorno in cui in Italia dovranno tornare i materiali di risulta da ricondizionamento elaborati in Gran Bretagna e in Francia (2025 clicca qui) e in cui si dovranno movimentare i materiali risultanti dagli scavi di bonifica per i quali si è messo in campo addirittura l'Esercito, che si tratti di materiali radioattivi o meno, anche in quel caso le amministrazioni verranno avvertite dai cittadini, di movimenti strani intorno a centrali e discariche abusive?
Non è proprio questa mancanza totale di trasparenza che ha favorito l'interramento di qualsiasi tipo di amenità nel sottosuolo della Campania e non solo?
Che si tratti di attività lecite o meno, i cittadini lo vengono a sapere solamente dopo che già si sono svolte; non è proprio questo tipo di atteggiamento che dà il tempo di scavare un buco e ritapparlo in poche ore?
Prima che si svolgessero nuove attività di indagine avevamo chiesto alla Regione Campania l'istituzione di un nuovo Tavolo (clicca qui), nemmeno a questa richiesta è stata ancora data risposta, le ultime risalgono al 9 luglio 2013 (clicca qui).
Possibile che si debba sempre vivere di speranze ed emergenze?

mercoledì 15 gennaio 2014

Richiesta sesto Tavolo della Trasparenza

COMITATO CIVICO S. CASTRESE
Gruppo Sociale per S.Castrese
Via Corso, 5 – 81030 S. Castrese (Caserta)

COMITATO ANTINUCLEARE GARIGLIANO
Via Monte Ducale, 11 - 04026 Minturno (LT)



                                                                                                                                                                     Minturno, 7 gennaio 2014
Alla cortese attenzione di
Giovanni dott. Romano
Regione Campania Assessore all'Ecologia - Tutela dell’ambiente e disinquinamento -
Programmazione e gestione dei rifiuti - Ciclo Integrato delle Acque

OGGETTO: Lavori di decomissioning della Centrale Nucleare del Garigliano ad opera della Sogin SpA.

Richiesta istituzione nuova riunione “Tavolo della Trasparenza” ex art. 2 O.P.C.M. n° 3355/2004

- Considerando che l’ultimo Tavolo della Trasparenza si è svolto il 9 luglio 2013

- Non avendo ricevuto notizie per aggiornamenti riguardanti i lavori di smantellamento della ex Centrale
   Nucleare del Garigliano

 -Non trovando aggiornamenti nemmeno sul sito della Regione Campania tra le pagine dedicate
   all’argomento


Chiediamo che venga convocato un Nuovo Tavolo della Trasparenza per aggiornamenti riguardanti:

- l’avvio dei lavori di svuotamento delle trincee;

- notizie riguardanti lo stoccaggio dei materiali all’interno dei depositi temporanei ultimati a luglio;

- notizie riguardanti l’assegnamento degli appalti necessari all’abbattimento controllato del camino;

- notizie riguardanti le analisi effettuate all’interno del sito della ex centrale, comprese quelle effettuate sulle     
sezioni sequestrate;

- notizie riguardante gli ulteriori prelievi effettuati dall’ARPA Campania e dall’ARPA Lazio;

- essendo la Sogin responsabile del materiale radioattivo stoccato in Italia, notizie aggiornate riguardanti 
gli interramenti di materiale radioattivo nella regione Campania da parte di aziende riconducibili, come
 riportato dalla stampa nazionale, al sig. Paolo Berlusconi (clicca qui)


Nell’augurare a Lei e ai suoi collaboratori un Buon Anno 2014, inviamo i nostri distinti saluti.
Per il Comitato Civico per S. Castrese: Giuseppe Pietrantuono
Per il Comitato Antinucleare Garigliano: Massimo Penitenti



venerdì 10 gennaio 2014

Me l’ha chiesto mio cugino

Me l’ha chiesto mio cugino
di Massimo Penitenti - 9-1-2014
Capitò che suo cugino gli chiese di sotterrare dei rifiuti illegalmente. 
Aveva già ucciso una cinquantina di persone e altre quattrocento ne aveva fatte ammazzare, figuriamoci che problema morale poteva nascere in lui ad attivarsi per sotterrare un po’ di munnezza. Poi accadde che tra i rifiuti constatò esserci del materiale tossico, a qual punto, quel poco di miocardio umano rimastogli lo fece arretrare dall’intento, da qui le rappresaglie del cugino lo trasformano in un martire.
Sto parlando di Schiavone e del suo salgariano cugino.
L’umanità debordante dal tale uomo, in una intervista, lo porta  a dire, camminando per la campagna di Casal di Principe:  “Qua sotto ci sono le scorie nucleari, arrivate qua dalla Germania in cassettine grandi così”. “Le portava una società di Milano collegata all’ex P2, a Licio Gelli: era di uno che faceva il costruttore, e che s’è dimesso appena io ho verbalizzato il suo nome”. Parlando con i magistrati spiega che dal 1993 l’affare sulla munnezza diventa una cosa grossa e a questo punto fa un nome altisonante: “Dove sono finiti i verbali dove parlo di Paolo Berlusconi?”
OK! Si deve ancora indagare, il soggetto non è che sia proprio uno stinco di santo ma se un giorno verranno trovati rifiuti radioattivi se ne dovrà scoprire l’origine e a questo punto si aprono vari scenari.
Il materiale arriva in modo totalmente illegale dalla Germania, o comunque da un Paese straniero, come afferma Schiavone. Qui la soluzione è per così dire semplice; si bonifica la zona e si inviano i materiali al paese d’origine  come dice la legge, con tanto di bollettino spese e richiesta scuse.
Il materiale arriva da un Paese straniero però parte in modo legale e viene reso illegale da chi lo doveva smaltire. Se è vero che i Paesi di produzione devono riprendersi il materiale radioattivo, è vero anche in questo caso? Se non lo è, dato che anche in Italia, in attesa di un deposito nucleare nazionale, vige la norma che il materiale radioattivo deve rimanere nei depositi presenti nei siti di produzione, questi materiali dove andranno stoccati?
Vabbé, in Campania siamo fortunati, avendo una ex centrale nucleare con annessi due depositi temporanei, (anche se dovrebbero ospitare solo materiali derivanti dalla sola attività di smantellamento della stessa), quindi, con sua magnanima disponibilità, la Campania ospiterà sul suo territorio anche i materiali nucleari illeciti.
E se questi materiali vengono trovati, ad esempio, in Puglia, (regione dichiarata antinucleare con una sentenza della Corte Costituzionale del 29 gennaio 2005, art. 62), queste amenità chi se le becca?
Simpatico quesito, ma di agevole soluzione anche in questo caso, la Campania è vicina, e Rotondella, in Basilicata, anche, sempre che quei rompipalle di ambientalisti non si mettano in mezzo.
Altro quesito, chi gestirà i rifiuti nucleari?
La candidata naturale sarebbe la Sogin (acronimo di Società Gestione Impianti Nucleari)  che è la società dello Stato italiano responsabile della bonifica ambientale dei siti nucleari italiani e della gestione e messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi prodotti dalle attività industriali, di ricerca e di medicina nucleare*. Solo che questi rifiuti dovrebbero essere derivanti dalla produzione italiana, o no?
Considerando che i materiali radioattivi contaminano ciò con qui vengono in contatto, di quanto aumenterà il volume del materiale da stoccare?
Vabbè, anche qua la soluzione è semplice, almeno in Campania, nel sito della ex centrale del Garigliano verrà approvata, causa l’emergenza, la costruzione di nuovi depositi temporanei precedentemente bloccata, ma nelle regioni che non hanno depositi nucleari? Ah! Già, la soluzione l’ho prospettata prima.
Comunque una cosa è certa, se già eravamo nella merda, ora è diventata merda radioattiva.
Per inciso, la Sogin ancora non sa come abbattere il camino della centrale del Garigliano, o meglio, lo sa ma le soluzioni ancora sono in via di applicazione, ho paura che un giorno di questi il panorama della nostra pianura si vedrà privato di quella canna bianca e rossa che sputava veleno radioattivo nella Campania Felix, causa un suo collasso strutturale, ma cheffà, a detta della Sogin, anche nel caso più grave, un incidente al camino non porterà ad un allarme nucleare, tanto che, infatti, tale allarme non è contemplato nemmeno nei piani di sicurezza della Prefettura di Caserta, nonostante sia prevista una scarificazione preventiva della superficie interna della ciminiera. Vero è che il camino, durante l’attività della centrale emanava fumi filtrati al 99,4%, ma il restante 0,06%, dopo alcuni anni hanno o no contaminato, quantomeno, l’interno della ciminiera? e se non è pericolosamente contaminata, perché è necessario grattarne la superficie interna, soprattutto nella parte inferiore?
Quante domande, vero? Alcune di queste poste anche a chi di competenza durante il Tavoli della Trasparenza, ma se le domande riguardanti normali attività di decommissioning sono state soddisfatte in modo insufficiente, chi risponderà a quelle riguardanti interramenti illegali di materiali radioattivi?
Mi immagino un rimpallo di competenze secolare, le risposte le daranno quando il problema sarà completamente esaurito, cioè, fra circa 100mila anni, per ora ci teniamo la munnezza, anche radioattiva, sia sotto che sopra la nostra bella Terra




(*) fonte: Wikipedia






Relazione attività elettronucleare e patologie oncologiche. Verrà mai ammessa

Nonostante sia accertato che i pastori sardi che vivono nei pressi della base militare di Perdasdefogu e Villaputzu siano più esposti di altri a malformazioni a causa di brillamenti e altri esperimenti su armi prodotte con uranio impoverito in dotazione agli eserciti, ancora non viene ammessa la relazione fra utilizzo dell’atomo e patologie oncologiche.
Ecco, secondo me,  i motivi per cui anche nel caso delle centrali elettronucleari, nemmeno in caso di incidente grave, viene ammessa la relazione tra esposizione a contaminanti radioattivi, per quanto in bassi dosaggi, e cancri. Presso la ex centrale del Garigliano, ad esempio, vengono ad oggi riscontrate basse quantità di 137Ce che, però, si trovano a profondità diverse nel terreno a causa della permeazione dovuta al passare del tempo. Se si controllano i numeri, l'elevarsi della quantità di sostanze radioattive abbinata alla profondità fa risalire a periodi ben precisi di contaminazione. Ebbene, viene a più riprese denunciato che, a S. Castrese, frazione di Sessa Aurunca ospitante la centrale, il numero di malati di tumori vari risulta essere particolarmente elevato, soprattutto se si tiene conto che è una zona assolutamente priva di insediamenti industriali. Questi numeri andranno  sicuramente scemando in quanto la centrale è ormai chiusa da  più di trent’anni, il monitoraggio della situazione sanitaria intorno a questa centrale, forse, porterà a comprendere quanto una centrale incida nello sviluppo di tumori.
Purtroppo però, Tree Mile Island, Chernobyl e, ora, Fukushima, insegnano che per radiazioni nucleari o si muore sul colpo a causa di esposizioni fulminanti oppure mai viene ammessa la vera consistenza nociva dell'esposizione a radiazioni ionizzanti, infatti facendo la somma dei morti per cui la causa di decesso e ammessa la contaminazione nucleare, ammonta a poche centinaia. Solo per quanto riguarda Chernobyl, invece, i morti potrebbero essere decine di migliaia.
Ora, ammettiamo che venga appurata ufficialmente questa maledetta relazione, dove anche la normale attività di centrali elettronucleari o militari sia la causa di tumori, perché ciò avverrebbe, una volta appurata, non solamente per quella dovuta ad incidenti, a quanto ammonterebbe in termini di risarcimento e cura, l'esborso di denaro? Sapendo, tra l'altro, che i ricavi da tali attività vanno alle aziende, mentre le perdite se le accollano sempre, e si può facilmente verificare, l'intera comunità?
Immaginiamo una situazione simile a quella che è successa per l'asbesto e la sua relazione con il mesotelioma e i risarcimenti dovuti a chi è morto o si è ammalato in quanto ha vissuto a contatto con le attività industriali di produzione di eternit e materiali coibentanti; ebbene, uno Stato, potrà mai ammettere che i tumori sono dovuti anche all'utilizzo dell'atomo? Paesi come gli Stati Uniti o come la Francia, dove armi e centrali nucleari rappresentano una parte preponderante del PIL, quanti denari si troverebbero a cacciare?
La differenza tra asbesto e nucleare sta proprio nel diretto coinvolgimento degli Stati nella produzione elettronucleare e di armamenti, cosa che per quanto riguarda il primo caso, invece, era esclusivamente privato, se non teniamo conto, ovviamente, degli ammortizzatori sociali e dei costi sanitari, messi in campo anche nel caso della chiusura degli stabilimenti eternit e affini in attesa dell'incasso delle sazioni.
Queste sanzioni, infatti, per quanto riguarda l'atomo, mai verranno addebitate alle aziende che gestiscono centrali che già oggi assorbono milioni di dollari solamente per non chiudere che, con il ricatto della diminuzione di produzione di elettricità, minacciano continuamente gli Stati ospitanti. Ricordo quando, durante l'ultima campagna antinuclearista italiana, i promotori di una nuova stagione nucleare italiana, portarono all'attenzione, con molta enfasi, l'attribuzione di una quindicina di miliardi di dollari all'industria elettronucleare mettendo in relazione tali esborsi con un rilancio USA del nucleare mentre questi denari erano dati all'industria per poter aggiornare e rifinanziare centrali altrimenti destinate alla chiusura.
A Fukushima cosa sta succedendo? La medesima cosa che succede quando avvengono disastri nucleari; lo Stato si accolla enormi costi pur di non ammettere la relazione tra tumori e attività nucleari con un continuo rimpallo di ammissioni e smentite attivato solo per mandare in confusione la capacità ricettiva di informazioni di un popolo che, prima o poi, dovrà andare a votare.
Torniamo alla relazione fra attività nucleare e tumori, ammettiamo nuovamente che venga ammessa e mettiamola in relazione con i danni che il futuro vedrà causati dai milioni di litri di  acqua contaminata che dal nord-ovest del Giappone, quotidianamente, vengono riversati nel Pacifico, che, ad essere chiari non è un laghetto con le tutte le sponde all'interno di un unico, piccolo, paesino, ammettiamo questa relazione ripeto, cosa succederà alle casse nipponiche?
Quando in tutto il mondo nessun essere umano morirà di fame o di malattie a causa della povertà, cioè, quando finalmente, a livello globale, tolte tutte le spese, si potrà mettere da parte qualche soldino, ecco, forse allora si incomincerà a rimborsare i malati e a risarcire i familiari dei morti, vittime del cancro dovuto alla presunzione di poter governare a piacere la potenza dell'atomo.

Questo non è pessimismo, sarei pessimista se non ammettessi quel lento allontanamento dell’uomo dai problemi dati dall’atomo, almeno per quanto riguarda le centrali elettronucleari, che invece è in atto da anni, facilmente dimostrabile dall’esiguo numero di nuove centrali che, solamente per sostituire le attuali, ormai chiuse o prossime alla chiusura per obsolescenza, dovrebbe essere molto più elevato; solamente la Francia dovrebbe averne in costruzione alcune decine mentre, invece, ne è in costruzione una soltanto e, per giunta, in enorme ritardo a causa dei modificati target di sicurezza, guarda caso, richiesto proprio dalle agenzie di controllo sul nucleare.