Presso la ex centrale nucleare del Garigliano, di proprietà
della Sogin da quando è stata costituita per gestirne lo smantellamento, si è
svolto il sesto Tavolo della Trasparenza.
Viene sottolineata la presenza del vescovo di Sessa Aurunca
che si ritiene soddisfatto dell’esistenza di questo istituto in quanto una
buona comunicazione di informazioni toglie spazio alle “umoralità” che danno
luogo a fraintendimenti e incomprensioni.
I primi ad esporre sono i dirigenti Sogin che ci illustrano
le principali attività svolte e le prossime ad essere messe in essere.
Tra quelle già effettuate vi sono, come già noto, il
completamento del deposito denominato “D1” (10.000mc, superficie 1320 mq.,
capacità netta di stoccaggio 1.100 mc.), la copertura delle trincee 2 e 3 con
una struttura che si può aprire e chiudere a seconda delle esigenze e la
ristrutturazione del rivestimento della sfera che ha visto ripristinarsi gli spessori (25 mm. di
acciaio), laddove compromessi dall’ossidazione, e la successiva riverniciatura.
Altra opera già effettuata consiste del trasferimento dei
fusti contenenti materiali contaminati, già presenti nel sito, nel nuovo
deposito che è diventato l’ex edificio diesel.
Per quanto riguarda la demolizione del camino sarà costruita
(1-6-2014/1-10-2014) una macchina
automatica che svolgerà l’attività di scarifica che verrà testata su un
simulacro della ciminiera presso lo stabilimento dell’azienda costruttrice per
ottenere l’idoneità ad operare. Su domanda dell’ing. Matano di Sessa A. veniamo
informati che dei circa 900 mc. di materiali di cui è composto il camino,
solamente 2 mc. dovranno essere condizionati in quanto contaminati, la restante quasi totalità sarà trattata come
materiale di scarto convenzionale.
Prima di iniziare l’opera di scarifica, verrà realizzata
(04-08-2014/26-2-2015) una struttura sulla sommità della ciminiera che eviterà
la fuoriuscita incontrollata di polveri e accoglierà tecnici e strumentazioni nonché
le gru che manovreranno il robot. Tra il 1° dicembre 2014 e il 30 giugno 2014
verranno effettuate misurazioni radiologiche per la caratterizzazione del
Camino.
L’abbattimento vero e proprio è previsto ad iniziare dal
25-6-2015 e dovrebbe terminare il 25-9-2015.
La bonifica delle trincee vedrà l’inizio dei lavori all’inizio
di giugno 2014 ed è terminata la
progettazione della struttura di copertura della trincea 1.
ARPA Campania ha effettuato un lavoro di raccolta e analisi di
campioni delle varie matrici, all’esterno della centrale e ne darà conto con un
documento che verrà pubblicato sul proprio sito e sulle sezioni dedicate del
sito della Regione Campania. Anche le analisi effettuate dall’ARPA Lazio,
verranno presto portate a conoscenza della collettività.
E’ stato chiesto ai responsabili Sogin, quale destinazione
avranno eventuali materiali radioattivi interrati illegalmente in Campania,
hanno risposto che non è stata ancora presa in considerazione tale ipotesi e
che comunque verrà investita, per tali operazioni, la “NUCLECO” (60% Sogin, 40%
Enea) azienda nata nel 1981 per la gestione
integrata dei rifiuti e delle sorgenti radioattive, nelle attività di
decommissioning di installazioni nucleari, nella decontaminazione nucleare e/o
da amianto di siti industriali.
Abbiamo domandato quali soluzioni hanno messo in atto per
evitare che il Garigliano, esondando, possa investire le trincee soprattutto
quando queste verranno aperte per le operazioni di bonifica.
Il dott. Alfieri della Sogin dice che il materiale interrato
nelle trincee è di prima categoria e già all’epoca degli interramenti, di bassissima radioattività, ora, passati
oltre cinquant’anni, la radioattività e diminuita sensibilmente tanto da essere
appena percepibile dagli strumenti. Riferisce che tutto il sito della centrale,
compresi i punti ove sono ubicate le trincee, si trova ad un’altezza mai
raggiunta dall’acqua del Garigliano durante le sue periodiche esondazioni e
che, quindi, non necessita di particolari provvedimenti che prevengano dall’invasione
del fiume.
Il dott. Rossi del ministero della dell’Ambiente ci informa
che dagli studi effettuati il comune di Sessa Aurunca presenta un numero di
neoplasie inferiore alla media nazionale. Alcuni eccessi sono stati riscontrati
su ciò che coinvolge il sistema cardiocircolatorio e le vie urinarie, non
riconducibili comunque all’attività della centrale.
Quando prende la parola Giulia Casella di Legambiente Sessa
chiede come si comporterà Sogin quando scadranno i contratti con AREVA (Agenzia
nucleare francese), agenzia che ha preso in carico i rifiuti di terza categorie
(barre combustibile) alla quale vennero consegnati per la riconversione e
stoccaggio in attesa di un deposito nazionale definitivo presso il quale
collocarle.
Viene risposto che se non saremo
in grado di riprendere il materiale trattato alla scadenza del contratto, l’Italia
pagherà salate penali essendo, il ritorno di tali materiali, parte integrante
del contratto originale.
Per la prima volta veniamo a conoscenza che l’ipotesi di un
deposito geologico definitivo in Italia, non è più l’unica soluzione, infatti
si prospetta l’ipotesi di pagare un affitto per lo stoccaggio di tali sostanze
in uno dei depositi geologici di cui è programmata la costruzione in Europa. L’Italia,
da quando è uscita dalla produzione elettronucleare, produce rifiuti
radioattivi solamente attraverso l’attivita medicale, industriale, agricola e
di sperimentazione, con volumi molto limitati di materiali, quindi si sta pensando che le risorse da
destinare all’individuazione dei luoghi dove costruire il deposito e quelli per
la stessa costruzione, possano essere destinate alla nuova soluzione.
Da poco è stato istituito l’ISIN, (Ispettorato Nazionale per
la Protezione Nucleare e la Radioprotezione) un nuovo organo di controllo
nucleare, attività sin qui svolta dall’ISPRA (Istituto per la Protezione e la
Ricerca Ambientale), si tratta sempre di un istituto indipendente da qualsiasi
ministero.
Il dott. Izzo, sindaco di cellole, comunica di aver svolto,
in quanto medico di base, in collaborazione con altri 4 colleghi medici, un
indagine statistica sui pazienti assistiti riscontrando un effettivo basso
numero di neoplasie, comunque rientrante nelle medie nazionali ma si dice
comunque convinto che, non essendoci grandi realtà industriali sul territorio
da lui amministrato, senza la presenza della centrale, la quantità di patologie
oncologiche sarebbe stata sicuramente ancora più bassa. Riferisce, inoltre, che
non ritiene utile il lavoro svolto presso i Tavoli della Trasparenza e che i
provvedimenti che intende intraprendere li può svolgere direttamente senza la mediazione del Tavolo al
quale, quindi, non parteciperà più.
Il dott. Romano, coordinatore del tavolo, ringrazia per la
presenza di due funzionari della regione Lazio che da poco hanno ultimato le
fasi burocratiche per l’attivazione del Tavolo della Trasparenza laziale i
quali comunicano che tra pochi giorni verrà messa a disposizione una casella di
posta elettronica presso la quale inviare istanze e richieste di
partecipazione. Confermano la collaborazione continua e costante con il Tavolo
Campano con il quale in futuro si coordinerà sempre più per fare tesoro delle
esperienze fatte al Garigliano per trasferirle nei lavori del Tavolo che
tratterà le problematiche di Borgo Sabotino, tenendo ovviamente conto delle
debite differenze dei due impianti.
Considerazioni personali
Ritengo le informazioni uscenti dal Tavolo abbastanza
soddisfacenti, bisogna considerare che la Sogin sta giocando un ruolo, in fatto
di decommissioning, di rilevanza internazionale essendo lo smantellamento della
centrali nucleari un’attività decisamente poco sperimentata. Questo ruolo
porterà questa azienda ai vertici di questo settore e potrà vendere le esperienze
che andrà acquisendo, l’ormai arcinoto know how, in tutto il mondo con una
ricaduta positiva sia nella ricerca che nell’occupazione.
Vi sono comunque dei ma che mi lasciano ancora perplesso e
riguardano soprattutto la non ancora ammessa relazione fra l’attività
elettronucleare e le patoloie oncologiche. Immagino quali problemi avrebbero le
aziende nucleari ancora attive all’estero se, in Italia, dove le centrali sono
ferme da decenni, questa relazione venisse ammessa. Così come è stata accertata
una diretta relazione tra asbesto e mesotelioma con tutte le cause di
risarcimento, cosa avverrebbe se si riscontrasse un diretto effetto delle centrali nucleari sulla
salute di chi vive nelle loro vicinanze? Da qui, immagino, l’inadeguatezza dei
modelli di riferimento in tema di indagine epidemiologica che ad oggi viene
effettuata con caratterizzazioni geografiche molto ampie. In pratica, è come se
per vedere quanto il fumo di un incendio appiccato nella zona industriale di
Minturno sporca le lenzuola stese ad asciugare, si facesse una media del colore
delle lenzuola stese a S. Maria e a S. Marco; verrebbe fuori un risultato che
rientra nel colore medio delle lenzuola esposte in Italia e sicuramente meno
intenso di quelle esposte laddove l’industrializzazione è più incisiva. Però,
per vedere quanto veramente sporca quel fumo, bisogna limitare il controllo ad
un’area decisamente più ristretta ed omogenea, che non guardi i confini
amministrativi o geografici ma solamente la prossimità al fuoco.
Con la centrale nucleare del Garigliano, invece, i modelli presi in considerazione ritengono
valide le medie fatte tra i dati di S. Castrese e Cascano, frazione che si
trova a parecchi chilometri di distanza e con l’intera montagna di Roccamonfina
nel mezzo invece di fare comparazioni fra S. Castrese e S.S. Cosma e Damiano
che, pur essendo in diverse provincie e
regioni, si trovano a distanze dalla centrale sicuramente più simili.