lunedì 25 aprile 2011

Chernobyl

Quali vantaggi economici possono giustificare ciò che rimane dopo un incidente della gravità di quello capitato a Chernobyl nel 1986 e a Fukushima nel 2011?
Quali vantaggi possono motivare il fatto che città abitate da centinaia di migliaia di persone diventino chilometri quadrati completamente inospitali per secoli?
Vorremmo abitare altri mondi e stiamo rendendo inabitabile quello che già abbiamo.
Per una partecipazione consapevole a giugno votiamo con 4 SI ai referendum


Massimo Bonfatti intervista il PROF. YURI BANDAZHEVSKY

INTERVISTA ESCLUSIVA DI MONDO IN CAMMINO AL PROF. YURI BANDAZHEVSKY

Yuri Ivanovich Bandazhevsky nasce nel 1957 nella regione di Grodno (Bielorussia). Nel 1980 si laurea all’istituto nazionale di medicina di Grodno. Nel 1991 è il più giovane professore dell’URSS. Dal 1990 al 1999 è rettore dell’istituto medico di Gomel. Membro di numerose Accademie nazionali ed internazionali, riceve, per le sue ricerche in ambito medico ed anatomo-patologico, diversi riconoscimenti, fra cui la medaglia d’oro Albert Swaitzer e la Stella d’oro dell’Accademia di Medicina della Polonia. E’ autore di oltre 240 lavori di ricerca. E’ aiutato nelle sue ricerche dalla moglie Galina, medico cardiologo.

Dopo il disastro di Chernobyl, il professore Bandazhevsky intuisce le esatte dimensioni della tragedia. Il ricercatore non si arresta davanti ai dogmi ed alle immutabili verità ufficiali: le sue ricerche riescono a dimostrare gli effetti nel tempo dell’esposizione continua a piccole quantità e basse dosi di radionuclidi, soprattutto a livello cardiovascolare. Il veicolo di questo lento assorbimento è il cibo e Bandazhevsky segnala la pericolosità del cibo bielorusso: pericolosità superiore ai decreti repubblicani sulle dosi ammissibili per la popolazione.

Oltre a ciò, il professore denuncia che più di 10 miliardi di rubli, stanziati per la liquidazione delle conseguenze dell’incidente nucleare, sono stati sprecati.

Il 18 giugno 2001 Bandazhevsky è condannato da un tribunale militare a 8 anni di lavori forzati con la possibilità di vedere una volta, ogni tre mesi, la moglie Galina. L’accusa, non supportata da alcun testimone, è di avere chiesto denaro per ammettere uno studente all’università. Un vasto movimento di opinione internazionale interviene a suo sostegno ed Amnesty International ne riconosce lo status di "prigioniero di coscienza". Nel 2001 ottiene il passaporto della libertà dalla Comunità Europea. In seguito alla mobilitazione diplomatica di diversi Paesi della CEE viene liberato il l5 agosto 2005, dopo 6 anni e 1 mese. Dopo aver soggiornato in Francia e Lituania. ora vive in Ucraina.

Massimo Bonfatti: Professore, per la Sua attività di ricercatore sulle conseguenze di Chernobyl, Lei è stato incarcerato in Bielorussia? Sa darmene le ragioni?

Prof. Bandazhevsky: Credo che le persone maldisposte e quelle che non volevano che io continuassi a parlare delle conseguenze della catastrofe di Chernobyl erano interessate al mio arresto. Ed è stato un processo lungo. Il primo preavviso mi è arrivato nel 1993, quando ho pubblicato e mandato al Governo Bielorusso la lettera sullo stato di salute dei bambini. È arrivato un preavviso serio a cui ne sono seguiti altri da parte di dirigenti dello Stato. Pertanto non ero molto sorpreso dal fatto che ci potessero essere delle repressioni. Invece una forma di repressione, cosi intensa e cosi umiliante, è stata una vera sorpresa per me. Mi aspettavo che potesse accadere. Penso che quanto ho affermato sia stato il vero motivo delle azioni contro di me. Dopo hanno predisposto una condanna fabbricata all'uopo e mi hanno tenuto incarcerato per 5 anni.

Massimo Bonfatti: Professore, perchè riferendosi al fallout di Chernobyl, Lei parla di genocidio del popolo bielorusso?

Prof. Bandazhevsky: Penso che nei confronti del popolo bielorusso, e del popolo che ha subito le conseguenze della catastrofe di Chernobyl, abbia veramente avuto luogo una sorta di genocidio.

Questa non è una forma di genocidio che si può registrare nel momento in cui si svolge. Questa è la forma che predetermina l’arrivo delle conseguenze della morte di un popolo. Col passare del tempo le persone muoiono, ma non capiscono perchè. Muoiono da irradiazione: essa porta gradualmente alla morte. In questa maniera si sta svolgendo una forma di genocidio strisciante, legata alle azioni del potere e delle strutture responsabili della sanità e della salute del popolo; queste strutture non fanno niente, anzi contribuiscono al fatto che la gente si ammali e alla fine muoia.

Massimo Bonfatti: Professore, Lei si definisce “cittadino di Chernobyl”. Perchè?

Prof. Bandazhevsky: Sono arrivato a Gomel, nella zona di Chernobyl, nel 1990 con il desiderio di aiutare la gente rimasta in questa difficile situazione, rimasta a vivere in zona contaminata. Sono arrivato perchè volevo aiutare: mi interessano i problemi riguardanti la salute, e ci sono rimasto a vivere finchè non mi hanno buttato fuori. Capisco quanto sia difficile lo stato di salute della gente che abita nel territorio colpito dall’incidente di Chernobyl. Le persone hanno bisogno d’aiuto, un aiuto da tutti coloro che capiscono ciò che sta loro accadendo. Per questo motivo, dopo la mia deportazione in Francia, sono ritornato il più vicino possibile al mio paese natale e cerco di aiutare le persone che abitano nelle zone contaminate.

Massimo Bonfatti: Professore, che pensa del rilancio del nucleare in Italia?

Prof. Bandazhevsky: Vedo che in Italia oggi esiste la moratoria sullo sviluppo dell’energia nucleare e la accolgo con soddisfazione. Ho percorso vari chilometri in Italia, ho visto tanti posti stupendi, ho parlato con la gente. Vedo che esistono delle zone dove si utilizza l’energia del sole, l’energia del vento.

Credo che l’Italia non debba rilanciare il programma del nucleare. Bisogna trovare delle soluzioni che possano fornire l’energia al paese mediante l’utilizzo di altri fonti. Sono tante. E in qualche modo questa terra bellissima, con una storia enorme, la storia mondiale, rimarrà pulita tanto quanto lo si potrà permettere. Perchè ci sono tanti posti sulla Terra contaminati con elementi radioattivi. Mio malgrado, devo constatare questa situazione sul territorio dell’ Ex-Unione Sovietica. Molte repubbliche che ne facevano parte, tra le quali anche la mia patria - la Repubblica di Belarus -, sono rimaste contaminate da elementi radioattivi, cosa molto pericoloso per la salute della gente. Oggi nel territorio colpito si ha un brutto quadro. Questo non solo per l’ influenza di Chernobyl, ma anche per quella avvenuta prima di Chernobyl, legata all’utilizzo dei sistemi nucleari militari e civili. Però il fatto rimane. Oggi la situazione demografica nei paesi dell’ Ex unione Sovietica è catastrofica: la mortalità è superiore alla natalità, si nota un aumento delle malattie gravi, e i motivi purtroppo non vengono verificati e indagati. Per questo io auguro al popolo italiano di preservare la propria nazione sana e la terra pulita.

Massimo Bonfatti: Professore, sulla base della Sua esperienza, che rapporto c’è tra il nucleare e la democrazia?

Prof. Bandazhevsky: Credo che la situazione tra democrazia e nucleare sia la seguente: in breve, oggi dove inizia il nucleare, finisce la democrazia. Ho visto molti paesi in Europa che si distinguono per principi democratici. Però quando iniziano a parlare del pericolo d’ irradiazione per la salute della gente, - tutto viene proibito, tutto viene escluso, - effettivamente la democrazia finisce. Ufficialmente si può parlare di qualsiasi situazione che concerne la violazione dei diritti umani, ma in nessun modo dei danni del nucleare sulla salute della gente.

Massimo Bonfatti: In Bielorussia sono iniziati i lavori per costruire la prima centrale nucleare. Cosa ne pensa?

Prof. Bandazhevsyj: Credo che non si debba fare. Questa centrale nucleare non serve. Non serve per vari motivi. Non serve perché non riconosce che la Belarus ne ha subito danni e deve chiedere aiuto alla comunità internazionale. La costruzione della centrale nucleare, invece, vuole attestare il fatto che il popolo e lo stato non considerano pericolosa l’ irradiazione del fall out di Chernobyl (ed è la questione più importante!) e aspira alla costruzione di nuova centrale nucleare. Inoltre capiamo bene quanto sia pericolosa la situazione radioattiva nella quale si trova oggi la Repubblica di Belarus. Praticamente tutto il paese è sotto l’effetto delle radiazioni. Nelle regioni contaminate da radiazione il pericolo è più alto, ma pure è presente per le persone delle regioni “pulite” che assumono prodotti alimentari con elementi radioattivi. Con questa situazione insistente sul territorio del paese, relativamente piccolo, è assolutamente illogico costruire una centrale nucleare che andrà a diffondere radionuclidi nell’ambiente. Da questo punto di vista non è assolutamente comprensibile il desiderio di costruire la centrale nucleare. Un’altra cosa da sottolineare. Sappiamo bene che le centrali nucleari civili partecipano ai programmi militari. Il desiderio dei dirigenti di Bielorussia di costruire le centrali nucleari è legato anche al desiderio di entrare nel club nucleare in modo da poter partecipare ai vari programmi militari. Capisco perfettamente che questo ci venga spiegato con la necessità di fornire la sicurezza allo stato. Però non capisco da chi e come in Europa bisogna fornire questa sicurezza. Per questi motivi sono contrario alla costruzione della centrale nucleare in Belarus. Credo che i fondi che si stanno cercando per la costruzione della centrale bisognerebbe innanzitutto utilizzarli per la salute della gente. La Belarus è un paese povero. La sua economia non è sviluppata in modo tale da poter parlare di sussistenza autonoma, perchè dipende totalmente dalle risorse energetiche che arrivano dalla Russia. Una nuova centrale significa finire soggiogati, è una dipendenza energetica dai paesi in possesso delle risorse energetiche. Per questo motivo sono contrario alla costruzione della centrale nucleare nella mia Patria.

Massimo Bonfatti: Professore, se è vero quello che Lei dice e quello che risulta dalle Sue ricerche, perchè l’Organizzazione Mondiale della Sanità non denuncia i pericoli sanitari dalle centrali nucleari?

Prof. Bandazhevsky: Esiste un Accordo tra l’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica. Secondo questo Accordo, a mio parere è ingiusto per le persone, l’OMS non può ufficialmente divulgare le conseguenze dell’influsso delle radiazioni sulla salute della gente. Questo principio è antiumano ovvero la manifestazione di un rapporto antiumano verso la gente. Sono contrario a questa sorta di accordi e sostengo varie azioni mirate a bloccare questo Accordo; dopo tanti anni dall’adozione dell’Accordo, la gente sulla Terra, compresa anche quella colpita da Chernobyl, continua a morire dell’influsso radioattivo. Bisogna dire la verità alla gente, bisogna far vedere la verità e, in comunione di intenti, trovare le soluzioni in modo di assicurare la vita sul pianeta Terra. Lo sviluppo del nucleare mette in pericolo estremo ogni essere vivente sulla Terra.

Massimo Bonfatti: Si dice che Chernobyl sia stato e sia un problema dell’ Ex Unione Sovietica e che, quindi, in qualche modo non ci riguardi: pertanto si può essere sicuri delle centrali di nuova generazione?

Prof. Bandazhevsky: Le centrali nucleari costruite nella Ex Unione Sovietica sono veramente imperfette, innanzitutto dal punto di vista della sicurezza per ogni essere vivente sulla Terra. L’incidente di Chernobyl ce lo ha mostrato bene. In più, queste centrali stanno in un regime di mantenimento che non permette di chiuderle, fermarle o bloccarle. Questa è una situazione molto pericolosa per ogni essere vivente sulla Terra. Le conseguenze dell’influsso delle radiazioni si evidenzieranno in futuro. Questo si vede bene dall’esempio delle conseguenze sul popolo in Belarus o nei paesi Baltici o in Ucraina. Su ciò oggi esistono vari informazioni ufficiali. Oggi dopo l’influenza negli anni ’60, ovvero l’ importante fall out di radionuclidi, si evidenzia una situazione grave per la salute della gente in Belarus. Questo vorrei sottolinearlo, perchè penso che le conseguenze dell’incidente di Chernobyl ci debbano ancora arrivare in futuro. Ci troveremo di fronte ad una pesante crisi demografica. Gli agenti radioattivi, distruggendo l’apparato genetico delle persone, contribuiscono, in gran quantità, all’origine delle mutazioni. Le mutazioni si trasmettono di generazione in generazione tramite le cellule sessuali e si manifestano nelle generazioni future. Questo possiamo vederlo chiaro nelle serie disfunzioni presenti nella seconda generazione dopo l’incidente di Chernobyl. Purtroppo non posso trasmettere ottimismo alla gente perchè ci dobbiamo aspettare delle disfunzioni ancora più gravi. Questo è la manifestazione della radiazione, caratterizzata dall’ influenza degli elementi radioattivi incorporati: gli elementi penetrano nell’organismo, distruggono le strutture, accrescono la fame energetica nelle cellule dell’organismo umano, nelle cellule sessuali e, dopo un certo periodo (dopo varie generazioni), sopraggiungono gravi disfunzioni. Vorrei sottolineare che sono i radionuclidi a provocare varie malattie gravi, perchè distruggono i sistemi di coordinamento, distruggono i sistemi di regolazione nell’organismo umano.

Massimo Bonfatti: Chernobyl è distante da noi, centinaia e centinaia di chilometri e stiamo andando verso la fine del 2010. Tuttora, qui in occidente, ci riguardano le conseguenze di Chernobyl?

Prof. Bandazhevsky: Penso che non solo i paesi che direttamente si trovano vicino all’epicentro dell’incidente di Chernobyl ne abbiano risentito, ma anche i paesi dell’Europa. Gli elementi radioattivi ricaduti nell’ambiente, dopo l’incidente nel blocco N° 4 della centrale di Chernobyl, si sono diffusi in aria in tanti territori lontani. Insieme alle masse d’aria, essi hanno volato più volte attorno al nostro pianeta. Fra gli elementi che hanno interessato i cittadini dell’Europa, prevale un elemento leggero (di breve durata), lo iodio radioattivo. Proprio questo elemento radioattivo ha dato un colpo pesante alla salute della gente in Europa, in particolare in Francia e in altri paesi. É stata registrata una significativa quantità di casi di tumore alla tiroide. Credo, però, che l’incidenza di questa malattia sia legata al fatto che lo iodio radioattivo è arrivato nell’ organismo di persone che avevano già incorporato precedentemente gli elementi radioattivi, in particolare il Cesio 137. Questa azione mista dello iodio radioattivo e del cesio si è palesata nei termini rapidi di insorgenza del tumore della tiroide. Questo cesio aveva già svolto un’azione locale, era già sul territorio, ed ha creato la base, il quadro di sfondo dei disturbi energetici nell’organismo umano. Nelle regioni dove abitava la gente con il cesio incorporato, l’arrivo dello iodio radioattivo ha portato all’aumento significativo dei tumori alla tiroide. Questa è una mia considerazione, che si basa, però, anche sulle informazioni ricevute dai miei colleghi francesi.

Massimo Bonfatti: Professore, grazie per la Sua gentilezza e la Sua disponibilità.

Avvenne il 26 aprile 1986 alle ore 1:23:45 presso la Centrale nucleare V.I. Lenin di Černobyl' (Russo: Чернобыльская АЭС им. В.И.Ленина, Ucraino: Чорнобильська АЕС), in Ucraina nei pressi della Bielorussia. Nel corso di un test definito "di sicurezza" (già eseguito senza problemi di sorta sul reattore n°3), furono paradossalmente violate tutte le regole di sicurezza e di buon senso portando ad un brusco e incontrollato aumento della potenza (e quindi della temperatura) del nocciolo del reattore numero 4 della centrale: si determinò la scissionedell'acqua di refrigerazione in idrogeno ed ossigeno a così elevate pressioni da provocare la rottura delle tubazioni del sistema di raffreddamento del reattore. Il contatto dell'idrogeno e della grafite incandescente delle barre di controllo con l'aria, a sua volta, innescò una fortissima esplosione e lo scoperchiamento del reattore.

Una nube di materiali radioattivi fuoriuscì dal reattore e ricadde su vaste aree intorno alla centrale che furono pesantemente contaminate, rendendo necessaria l'evacuazione e il reinsediamento in altre zone di circa 336.000 persone. Nubi radioattive raggiunsero anche l'Europa orientale, la Finlandia e la Scandinavia con livelli di contaminazione via via minori, raggiungendo anche l'Italia, la Francia, la Germania, la Svizzera, l'Austria e i Balcani, fino anche a porzioni della costa orientale del Nord America[1].

Il rapporto ufficiale[2] redatto da agenzie dell'ONU (OMS, UNSCEAR, IAEA e altre) stila un bilancio di 65 morti accertati con sicurezza e altri 4.000 presunti (che non sarà possibile associare direttamente al disastro) per tumori e leucemie su un arco di 80 anni.

Il bilancio ufficiale è contestato da associazioni antinucleariste internazionali fra le quali Greenpeace che presenta una stima di fino a 6.000.000 di decessi su scala mondiale nel corso di 70 anni, contando tutti i tipi di tumori riconducibili al disastro secondo lo specifico modello adottato nell'analisi[3]. Altre associazioni ambientaliste, come il gruppo dei Verdi del parlamento europeo pur concordando sulla stima dei 65 morti accertati del rapporto ufficiale ONU, se ne differenzia e lo contesta sulle morti presunte che stima piuttosto in 30.000 ~ 60.000[4].

(fonte: )

giovedì 21 aprile 2011

GIORNO DELLA TERRA

Noi ci crediamo ed è questo il motivo per il quale lottiamo contro il nucleare.
L'energia elettrica prodotta con la tecnologia nucleare è l'unico prodotto commerciale, immesso sul mercato, che abbia gli obiettivi di sicurezza rimandati in un futuro ove , "sicuramente", le generazioni future avranno trovato le soluzioni adatte a gestire in sicurezza le scorie e le perdite di emissioni di radioattività che una centrale ha durante la sua normale attività.
In pratica, è come se un'azienda che produce biscotti che provocano forti mal di pancia, dicesse ai propri clienti:
- Non vi preoccupate, la nuova generazione di dirigenti, che fra qualche anno condurrà l'azienda, "sicuramente" apporterà delle modifiche alle ricette e il mal di pancia non vi verrà più.
Nessun prodotto, ribadisco nessuno, può essere immesso sul mercato senza che sia comprovata la sua sicurezza nel momento stesso in cui viene commercializzato, perché per il nucleare ciò non avviene?
A giugno andiamo tutti a votare SI per eliminare le leggi che ci tolgono la sicurezza e ci danneggiano il
FUTURO
andiamo a votare SI contro la legge che ci ha tolto, privatizzandola, uno dei più grandi doni che ci ha fatto la Terra
l'ACQUA

Il Giorno della Terra, in inglese Earth Day, è il nome usato per indicare due diverse festività: una che si tiene annualmente ogni primavera nell’emisfero nord del pianeta, e un’altra in autunno nell’emisfero sud, dedicate entrambe all’ambiente e alla salvaguardia del pianeta Terra. Le Nazioni Unite celebrano questa festa ogni anno nell’equinozio di primavera, ma è un’osservanza ufficializzarla il 22 aprile di ciascun anno. La festività è riconosciuta da ben 192 nazioni e viene celebrata da quasi mezzo miliardo di persone.[1] L'Earth Day fu celebrato a livello internazionale per la prima volta il 22 aprile 1970 per sottolineare la necessità della conservazione delle risorse naturali della Terra. Nato come movimento universitario, nel tempo, l’Earth Day è divenuto un avvenimento educativo ed informativo. I gruppi ecologisti lo utilizzano come occasione per valutare le problematiche del pianeta: l’inquinamento di aria, acqua e suolo, la distruzione degli ecosistemi, le migliaia di piante e specie animali che scompaiono, e l’esaurimento delle risorse non rinnovabili.
Si insiste in soluzioni che permettano di eliminare gli effetti negativi delle attività dell’uomo; queste soluzioni includono il riciclodei materiali, la conservazione delle risorse naturali come il petrolio e i gas fossili, il divieto di utilizzare prodotti chimici dannosi, la cessazione della distruzione di habitat fondamentali come i boschi umidi e la protezione delle specie minacciate.

domenica 3 aprile 2011

Cosa rimarrà di questi anni nucleari?


L’impianto genericamente chiamato Fukushima, nome che indica in realtà una prefettura, ha visto esplodere tre dei quattro reattori, si chiama “Daiichi” e si trova nella città di Okuma.

Il giono 29 marzo è stato notato del fumo uscire da uno dei reattori della centrale chiamata “Daini” che si trova nella città di Naraha.

La notizia sembra quasi annunciare incidenti che avvengono nel medesimo sito, invece si parla di due impianti separati che si trovano in città diverse, distanti alcuni chilometri tra loro circa 15

Sui reattori di Daiichi hanno riversato, con gli elicotteri, acqua marina per tentare di aumentare la quantità d’acqua presente nelle vasche che contengono le barre.

Ma versare acqua di mare in quel modo vuol dire riversare acqua che una volta evaporata lascerà incrostazioni di sale su tutto il complicato sistema di controllo, sia analogico che elettronico, quindi schede elettroniche e contatti elettrici compromessi per sempre e valvole incrostate irrimediabilmente. Queste apparecchiature, se continuamente tenute sotto controllo e manutenzione, assolvono al loro compito, ma appunto, solo se costantemente controllate e monitorate; cosa sarà successo a tutta l’impiantistica elettronica e di tubature varie in quasi un mese di disastro totale?

Cosa sta succedendo a quelle parti di impianto ancora non compromesse ma ormai abbandonate a se stesse a causa dell’abbandono da parte dei tecnici a causa dell’ormai troppo elevata e non più nascondibile radioattività?

Cosa sta succedendo agli impianti dei reattori di Naraha denominati “Fukushima Daini” e cosa succederà se si dovrà anche con loro agire in emergenza con la presenza ravvicinata di operatori esposti alla forte radioattività, e come sceglieranno questi operatori visto che molti di quelli che hanno prestato la loro opera agli impianti di Daiichi sono sicuramente morti o soggetti ai danni da esposizione alle radiazioni. Chi opera nel settore sa esattamente cosa è successo ai propri colleghi e solo a chi conosce i complicatissimi impianti potrà essere chiesto di mettere la propria vita a disposizione della salvaguardia della vita di tutti gli altri giapponesi e non solo. Quanti di loro si esporranno comunque a questi enormi rischi?

Chi si avvicinerà ancora a quei siti quando già si parla di oltre 1000 cadaveri non ancora recuperati a causa della forte radioattività della zona?

L’unico modo per limitare i danni a quelli che si saranno avuti fino a che si adotterà questa soluzione, sarà quello di riversare tutto il cemento che il Giappone riesce a produrre, su tutti gli impianti, sia sopra quelli già danneggiati che su quelli a rischio. Questo ad oggi è sempre stato rinviato: primo, perché si è stupidamente tentato di salvare il salvabile di quei costosissimi impianti; secondo, perché sarebbe stata un’aperta ammissione della pericolosissima vulnerabilità del nucleare, vulnerabilità che porta danni non solo dal prezzo economico praticamente infinito, ma che anche il costo di vite umane diventa inaccettabile anche da parte di chi fino ad ora ha ritenuto il nucleare una risorsa utile all’umanità.