venerdì 10 gennaio 2014

Me l’ha chiesto mio cugino

Me l’ha chiesto mio cugino
di Massimo Penitenti - 9-1-2014
Capitò che suo cugino gli chiese di sotterrare dei rifiuti illegalmente. 
Aveva già ucciso una cinquantina di persone e altre quattrocento ne aveva fatte ammazzare, figuriamoci che problema morale poteva nascere in lui ad attivarsi per sotterrare un po’ di munnezza. Poi accadde che tra i rifiuti constatò esserci del materiale tossico, a qual punto, quel poco di miocardio umano rimastogli lo fece arretrare dall’intento, da qui le rappresaglie del cugino lo trasformano in un martire.
Sto parlando di Schiavone e del suo salgariano cugino.
L’umanità debordante dal tale uomo, in una intervista, lo porta  a dire, camminando per la campagna di Casal di Principe:  “Qua sotto ci sono le scorie nucleari, arrivate qua dalla Germania in cassettine grandi così”. “Le portava una società di Milano collegata all’ex P2, a Licio Gelli: era di uno che faceva il costruttore, e che s’è dimesso appena io ho verbalizzato il suo nome”. Parlando con i magistrati spiega che dal 1993 l’affare sulla munnezza diventa una cosa grossa e a questo punto fa un nome altisonante: “Dove sono finiti i verbali dove parlo di Paolo Berlusconi?”
OK! Si deve ancora indagare, il soggetto non è che sia proprio uno stinco di santo ma se un giorno verranno trovati rifiuti radioattivi se ne dovrà scoprire l’origine e a questo punto si aprono vari scenari.
Il materiale arriva in modo totalmente illegale dalla Germania, o comunque da un Paese straniero, come afferma Schiavone. Qui la soluzione è per così dire semplice; si bonifica la zona e si inviano i materiali al paese d’origine  come dice la legge, con tanto di bollettino spese e richiesta scuse.
Il materiale arriva da un Paese straniero però parte in modo legale e viene reso illegale da chi lo doveva smaltire. Se è vero che i Paesi di produzione devono riprendersi il materiale radioattivo, è vero anche in questo caso? Se non lo è, dato che anche in Italia, in attesa di un deposito nucleare nazionale, vige la norma che il materiale radioattivo deve rimanere nei depositi presenti nei siti di produzione, questi materiali dove andranno stoccati?
Vabbé, in Campania siamo fortunati, avendo una ex centrale nucleare con annessi due depositi temporanei, (anche se dovrebbero ospitare solo materiali derivanti dalla sola attività di smantellamento della stessa), quindi, con sua magnanima disponibilità, la Campania ospiterà sul suo territorio anche i materiali nucleari illeciti.
E se questi materiali vengono trovati, ad esempio, in Puglia, (regione dichiarata antinucleare con una sentenza della Corte Costituzionale del 29 gennaio 2005, art. 62), queste amenità chi se le becca?
Simpatico quesito, ma di agevole soluzione anche in questo caso, la Campania è vicina, e Rotondella, in Basilicata, anche, sempre che quei rompipalle di ambientalisti non si mettano in mezzo.
Altro quesito, chi gestirà i rifiuti nucleari?
La candidata naturale sarebbe la Sogin (acronimo di Società Gestione Impianti Nucleari)  che è la società dello Stato italiano responsabile della bonifica ambientale dei siti nucleari italiani e della gestione e messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi prodotti dalle attività industriali, di ricerca e di medicina nucleare*. Solo che questi rifiuti dovrebbero essere derivanti dalla produzione italiana, o no?
Considerando che i materiali radioattivi contaminano ciò con qui vengono in contatto, di quanto aumenterà il volume del materiale da stoccare?
Vabbè, anche qua la soluzione è semplice, almeno in Campania, nel sito della ex centrale del Garigliano verrà approvata, causa l’emergenza, la costruzione di nuovi depositi temporanei precedentemente bloccata, ma nelle regioni che non hanno depositi nucleari? Ah! Già, la soluzione l’ho prospettata prima.
Comunque una cosa è certa, se già eravamo nella merda, ora è diventata merda radioattiva.
Per inciso, la Sogin ancora non sa come abbattere il camino della centrale del Garigliano, o meglio, lo sa ma le soluzioni ancora sono in via di applicazione, ho paura che un giorno di questi il panorama della nostra pianura si vedrà privato di quella canna bianca e rossa che sputava veleno radioattivo nella Campania Felix, causa un suo collasso strutturale, ma cheffà, a detta della Sogin, anche nel caso più grave, un incidente al camino non porterà ad un allarme nucleare, tanto che, infatti, tale allarme non è contemplato nemmeno nei piani di sicurezza della Prefettura di Caserta, nonostante sia prevista una scarificazione preventiva della superficie interna della ciminiera. Vero è che il camino, durante l’attività della centrale emanava fumi filtrati al 99,4%, ma il restante 0,06%, dopo alcuni anni hanno o no contaminato, quantomeno, l’interno della ciminiera? e se non è pericolosamente contaminata, perché è necessario grattarne la superficie interna, soprattutto nella parte inferiore?
Quante domande, vero? Alcune di queste poste anche a chi di competenza durante il Tavoli della Trasparenza, ma se le domande riguardanti normali attività di decommissioning sono state soddisfatte in modo insufficiente, chi risponderà a quelle riguardanti interramenti illegali di materiali radioattivi?
Mi immagino un rimpallo di competenze secolare, le risposte le daranno quando il problema sarà completamente esaurito, cioè, fra circa 100mila anni, per ora ci teniamo la munnezza, anche radioattiva, sia sotto che sopra la nostra bella Terra




(*) fonte: Wikipedia






Nessun commento:

Posta un commento