giovedì 20 marzo 2014

Tavolo della Trasparenza - 20 marzo 2014

Presso la ex centrale nucleare del Garigliano, di proprietà della Sogin da quando è stata costituita per gestirne lo smantellamento, si è svolto il sesto Tavolo della Trasparenza.
Viene sottolineata la presenza del vescovo di Sessa Aurunca che si ritiene soddisfatto dell’esistenza di questo istituto in quanto una buona comunicazione di informazioni toglie spazio alle “umoralità” che danno luogo a fraintendimenti e incomprensioni.
I primi ad esporre sono i dirigenti Sogin che ci illustrano le principali attività svolte e le prossime ad essere messe in essere.
Tra quelle già effettuate vi sono, come già noto, il completamento del deposito denominato “D1” (10.000mc, superficie 1320 mq., capacità netta di stoccaggio 1.100 mc.), la copertura delle trincee 2 e 3 con una struttura che si può aprire e chiudere a seconda delle esigenze e la ristrutturazione del rivestimento della sfera che  ha visto ripristinarsi gli spessori (25 mm. di acciaio), laddove compromessi dall’ossidazione, e la successiva riverniciatura.
Altra opera già effettuata consiste del trasferimento dei fusti contenenti materiali contaminati, già presenti nel sito, nel nuovo deposito che è diventato l’ex edificio diesel.
Per quanto riguarda la demolizione del camino sarà costruita (1-6-2014/1-10-2014)  una macchina automatica che svolgerà l’attività di scarifica che verrà testata su un simulacro della ciminiera presso lo stabilimento dell’azienda costruttrice per ottenere l’idoneità ad operare. Su domanda dell’ing. Matano di Sessa A. veniamo informati che dei circa 900 mc. di materiali di cui è composto il camino, solamente 2 mc. dovranno essere condizionati in quanto contaminati, la  restante quasi totalità sarà trattata come materiale di scarto convenzionale.
Prima di iniziare l’opera di scarifica, verrà realizzata (04-08-2014/26-2-2015) una struttura sulla sommità della ciminiera che eviterà la fuoriuscita incontrollata di polveri e accoglierà tecnici e strumentazioni nonché le gru che manovreranno il robot. Tra il 1° dicembre 2014 e il 30 giugno 2014 verranno effettuate misurazioni radiologiche per la caratterizzazione del Camino.
L’abbattimento vero e proprio è previsto ad iniziare dal 25-6-2015 e dovrebbe terminare il  25-9-2015.
La bonifica delle trincee vedrà l’inizio dei lavori all’inizio di giugno 2014  ed è terminata la progettazione della struttura di copertura della trincea 1.
ARPA Campania ha effettuato un lavoro di raccolta e analisi di campioni delle varie matrici, all’esterno della centrale e ne darà conto con un documento che verrà pubblicato sul proprio sito e sulle sezioni dedicate del sito della Regione Campania. Anche le analisi effettuate dall’ARPA Lazio, verranno presto portate a conoscenza della collettività.
E’ stato chiesto ai responsabili Sogin, quale destinazione avranno eventuali materiali radioattivi interrati illegalmente in Campania, hanno risposto che non è stata ancora presa in considerazione tale ipotesi e che comunque verrà investita, per tali operazioni, la “NUCLECO” (60% Sogin, 40% Enea) azienda nata nel 1981 per la gestione integrata dei rifiuti e delle sorgenti radioattive, nelle attività di decommissioning di installazioni nucleari, nella decontaminazione nucleare e/o da amianto di siti industriali.
Abbiamo domandato quali soluzioni hanno messo in atto per evitare che il Garigliano, esondando, possa investire le trincee soprattutto quando queste verranno aperte per le operazioni di bonifica.
Il dott. Alfieri della Sogin dice che il materiale interrato nelle trincee è di prima categoria e già all’epoca degli interramenti,  di bassissima radioattività, ora, passati oltre cinquant’anni, la radioattività e diminuita sensibilmente tanto da essere appena percepibile dagli strumenti. Riferisce che tutto il sito della centrale, compresi i punti ove sono ubicate le trincee, si trova ad un’altezza mai raggiunta dall’acqua del Garigliano durante le sue periodiche esondazioni e che, quindi, non necessita di particolari provvedimenti che prevengano dall’invasione del fiume.

Il dott. Rossi del ministero della dell’Ambiente ci informa che dagli studi effettuati il comune di Sessa Aurunca presenta un numero di neoplasie inferiore alla media nazionale. Alcuni eccessi sono stati riscontrati su ciò che coinvolge il sistema cardiocircolatorio e le vie urinarie, non riconducibili comunque all’attività della centrale.
Quando prende la parola Giulia Casella di Legambiente Sessa chiede come si comporterà Sogin quando scadranno i contratti con AREVA (Agenzia nucleare francese), agenzia che ha preso in carico i rifiuti di terza categorie (barre combustibile) alla quale vennero consegnati per la riconversione e stoccaggio in attesa di un deposito nazionale definitivo presso il quale collocarle.                                                                                  Viene risposto che se non saremo in grado di riprendere il materiale trattato alla scadenza del contratto, l’Italia pagherà salate penali essendo, il ritorno di tali materiali, parte integrante del contratto originale.
Per la prima volta veniamo a conoscenza che l’ipotesi di un deposito geologico definitivo in Italia, non è più l’unica soluzione, infatti si prospetta l’ipotesi di pagare un affitto per lo stoccaggio di tali sostanze in uno dei depositi geologici di cui è programmata la costruzione in Europa. L’Italia, da quando è uscita dalla produzione elettronucleare, produce rifiuti radioattivi solamente attraverso l’attivita medicale, industriale, agricola e di sperimentazione, con volumi molto limitati di materiali,  quindi si sta pensando che le risorse da destinare all’individuazione dei luoghi dove costruire il deposito e quelli per la stessa costruzione, possano essere destinate alla nuova soluzione.
Da poco è stato istituito l’ISIN, (Ispettorato Nazionale per la Protezione Nucleare e la Radioprotezione) un nuovo organo di controllo nucleare, attività sin qui svolta dall’ISPRA (Istituto per la Protezione e la Ricerca Ambientale), si tratta sempre di un istituto indipendente da qualsiasi ministero.
Il dott. Izzo, sindaco di cellole, comunica di aver svolto, in quanto medico di base, in collaborazione con altri 4 colleghi medici, un indagine statistica sui pazienti assistiti riscontrando un effettivo basso numero di neoplasie, comunque rientrante nelle medie nazionali ma si dice comunque convinto che, non essendoci grandi realtà industriali sul territorio da lui amministrato, senza la presenza della centrale, la quantità di patologie oncologiche sarebbe stata sicuramente ancora più bassa. Riferisce, inoltre, che non ritiene utile il lavoro svolto presso i Tavoli della Trasparenza e che i provvedimenti che intende intraprendere li può svolgere  direttamente senza la mediazione del Tavolo al quale, quindi, non parteciperà più.
Il dott. Romano, coordinatore del tavolo, ringrazia per la presenza di due funzionari della regione Lazio che da poco hanno ultimato le fasi burocratiche per l’attivazione del Tavolo della Trasparenza laziale i quali comunicano che tra pochi giorni verrà messa a disposizione una casella di posta elettronica presso la quale inviare istanze e richieste di partecipazione. Confermano la collaborazione continua e costante con il Tavolo Campano con il quale in futuro si coordinerà sempre più per fare tesoro delle esperienze fatte al Garigliano per trasferirle nei lavori del Tavolo che tratterà le problematiche di Borgo Sabotino, tenendo ovviamente conto delle debite differenze dei due impianti.
Considerazioni personali
Ritengo le informazioni uscenti dal Tavolo abbastanza soddisfacenti, bisogna considerare che la Sogin sta giocando un ruolo, in fatto di decommissioning, di rilevanza internazionale essendo lo smantellamento della centrali nucleari un’attività decisamente poco sperimentata. Questo ruolo porterà questa azienda ai vertici di questo settore e potrà vendere le esperienze che andrà acquisendo, l’ormai arcinoto know how, in tutto il mondo con una ricaduta positiva sia nella ricerca che nell’occupazione.
Vi sono comunque dei ma che mi lasciano ancora perplesso e riguardano soprattutto la non ancora ammessa relazione fra l’attività elettronucleare e le patoloie oncologiche. Immagino quali problemi avrebbero le aziende nucleari ancora attive all’estero se, in Italia, dove le centrali sono ferme da decenni, questa relazione venisse ammessa. Così come è stata accertata una diretta relazione tra asbesto e mesotelioma con tutte le cause di risarcimento, cosa avverrebbe se si riscontrasse un  diretto effetto delle centrali nucleari sulla salute di chi vive nelle loro vicinanze? Da qui, immagino, l’inadeguatezza dei modelli di riferimento in tema di indagine epidemiologica che ad oggi viene effettuata con caratterizzazioni geografiche molto ampie. In pratica, è come se per vedere quanto il fumo di un incendio appiccato nella zona industriale di Minturno sporca le lenzuola stese ad asciugare, si facesse una media del colore delle lenzuola stese a S. Maria e a S. Marco; verrebbe fuori un risultato che rientra nel colore medio delle lenzuola esposte in Italia e sicuramente meno intenso di quelle esposte laddove l’industrializzazione è più incisiva. Però, per vedere quanto veramente sporca quel fumo, bisogna limitare il controllo ad un’area decisamente più ristretta ed omogenea, che non guardi i confini amministrativi o geografici ma solamente la prossimità al fuoco.

Con la centrale nucleare del Garigliano, invece,  i modelli presi in considerazione ritengono valide le medie fatte tra i dati di S. Castrese e Cascano, frazione che si trova a parecchi chilometri di distanza e con l’intera montagna di Roccamonfina nel mezzo invece di fare comparazioni fra S. Castrese e S.S. Cosma e Damiano che, pur essendo in diverse provincie e  regioni, si trovano a distanze dalla centrale sicuramente più simili.

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